La penna degli Altri 19/03/2019 12:26
Roma, divorzio in piazza: Monchi si spiega e Pallotta lo attacca
L’unica vera carezza della giornata arriva sui titoli di coda, quando contattiamo Monchi al telefono per chiedergli se intenda replicare al duro attacco di James Pallotta. «No, perché la Roma è più importante di me». Il tono di voce però è sorpreso, come di chi sa di aver (semmai) usato il fioretto per poi rimanere colpito da una cannonata. (...) Certo, con l’aria pesante che circola intorno alla Roma negli ultimi giorni, forse la conferenza di ritorno nella rassicurante Siviglia (al posto dell’intrigante Arsenal) poteva essere posposta, ma Monchi non aveva infierito. «Sono andato via per una ragione semplice: abbiamo capito che l’idea della proprietà era diversa rispetto alla mia. Il presidente pensava che fosse andare meglio a destra, io a sinistra. Continuare così non era giusto (...) Ho commesso un errore da principiante perché era la prima volta che lasciavo Siviglia: avrei dovuto informarmi di più e conoscere meglio il club nel quale andavo. Mi sono trovato di fronte a una situazione che non conoscevo e sono stato colto di sorpresa. Però dei due anni a Roma non mi pento di nessuna decisione che ho preso. E firmerei ancora per la Roma» (...) Le parole dolci, però, non hanno placato Pallotta: "Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi, dove ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse. Voglio fare chiarezza. Da subito ho detto che avrei voluto allenatori, preparatori, staff medico, addetti allo scouting e organizzazione tutto di primo livello. Ho speso tanti soldi per avere Monchi e gli ho dato le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l’allenatore che voleva, per assumere collaboratori, preparatori e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato. A novembre, quando la nostra stagione stava andando di male in peggio e tutti notavano come l’allenatore stesse faticando a ottenere una reazione dai calciatori, chiesi a Monchi un piano B da attuare nel caso in cui le cose fossero ulteriormente peggiorate. Pur essendo lui l’unico responsabile della parte sportiva non aveva un piano B, ma mi spiegò che voleva continuare con la stessa strategia". (...)
(gasport)