La penna degli Altri 22/03/2019 15:25
Raggi bloccata, tra inchieste e malcontento
IL FATTO QUOTIDIANO (P. GOMEZ) - Per capire che cosa sta accadendo a Roma, dove il Movimento 5 Stelle sta rapidamente bruciando gran parte del suo consenso elettorale, è utile fare un tuffo nel passato e guardare a Milano. Nella metropoli lombarda, tra i residenti più anziani, esistono due opinioni diverse su Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri, i due sindaci socialisti che amministrarono la città a cavallo tra gli anni 80 e 90. Entrambi furono coinvolti nell'inchiesta Mani Pulite. Molti dei loro assessori e alcuni esponenti di spicco delle coalizioni che li sostenevano risultarono profondamente invischiati nel sistema delle tangenti. Ma se di Tognoli la maggioranza dei milanesi conserva tutto sommato un buon ricordo, non lo stesso si può dire di Pillitteri.
Il perché chiaro. Durante gli anni di Tognoli, Milano appariva in costante progresso. I socialisti (e gli altri partiti) rubavano, ma venivano inaugurate opere pubbliche, c'erano decine e decine di iniziative culturali, l'economia girava a mille e anche chi denunciava gli scandali aveva la sensazione di vivere in una città orientata verso il futuro. Con Pillitteri invece tutto, o quasi, si fermò. Il nuovo Piccolo Teatro, allora simbolo della Milano che voleva competere con le capitali europee, ci mise anni e anni prima di essere terminato (a causa delle tangenti). E a rilento andavano i cantieri della metropolitana e del passante ferroviario, due arterie sotterranee destinate a cambiare in meglio la vita dei milanesi. Per questo, anche sedi fatto le due giunte avevano commesso i medesimi reati, quando esplose Mani Pulite l'opinione dei cittadini sui due sindaci rimase profondamente diversa. Guardiamo ora cosa sta accadendo a Roma.
Dal punto di vista penale, la giunta di Virginia Raggi non può essere paragonata a quelle milanesi coinvolte nell'inchieste su Tangentopoli. Ha un solo assessore indagato (Daniele Frongia per ilq uale potrebbe presto essere chiesta l'archiviazione) e ha visto finire in manette il presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, e un importante consulente, l'avvocato Luca Lanzalone. Ma se il malaffare appare molto meno diffuso rispetto ad allora (e anche rispetto a quanto accadeva solo pochi anni fa proprio a Roma con Mafia Capitale) la sindaca Raggi suscita malcontenti sempre maggiori. Dopo tre anni di amministrazione, la città, secondo molti suoi abitanti, non è migliorata. Secondo altri è addirittura peggiorata.
È certamente vero che chi aveva governato Roma prima di lei aveva lasciato solo macerie. Ma36 mesi di amministrazione sono molti, anche perché a Palazzo Chigi, da un anno, c'è un esecutivo amico. Così, oggi, aver scoperto un presunto ladro tragli eletti 5Ste1le peggiora ulteriormente la situazione. Gli attivisti del Movimento possono certamente sottolineare che, a differenza di quanto accade in altri partiti, Luigi Di Maio non ha semplicemente sospeso, ma immediatamente espulso De Vito, o che quest'ultimo rappresentava l'opposizione interna alla sindaca. Ma chi vive e vota a Roma giudicala giunta solo da quello che vede: i servizi pubblici, la pulizia e il manto delle strade, la manutenzione del verde. Se poi a tutto questo si aggiunge un'indagine che verosimilmente allungherà ulteriormente i tempi di costruzione dello stadio e del recupero dell'area dei mercati generali, ecco chela miscela della delusione diventa esplosiva. Il conto alla rovescia corre sempre più veloce. Per disinnescarlo la giunta Raggi ha una sola possibilità: migliorare finalmente la vita dei romani. Ma arrivati a questo punto è giusto chiedersi se sia davvero in grado di farlo. Chi scrive pensa di no.