La penna degli Altri 06/12/2018 13:23
Stadio, quel pasticciaccio del Ponte di Traiano
IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) - Che la “visione” Berdini/Raggi della viabilità del progetto Stadio di Tor di Valle fosse zoppicante - Il Tempo a parte - l’avevano detto anche i tecnici.E lo avevano detto in Conferenza di Servizi. Nei documenti protocollati in Regione, infatti, erano emerse in modo netto le contrarietà sia del Ministero delle Infrastrutture, che della Regione Lazio, della Città Metropolitana e, infine, anche del Municipio IX. Per inciso, se all’epoca il Ministero era retto dal piddino Delrio e la Regione dal piddino Zingaretti, Città Metropolitana e Municipio erano rette dai 5Stelle. Insomma, la storiaccia del Ponte di Traiano sì o no, dentro o fuori, non era solo una questione di bega politica fra i Dem e i grillini. Era una questione tecnica.
E, in Conferenza di Servizi il via alle danze fu il parere della Direzione Strade del Ministero che aveva espresso parere positivo sulla parte di viabilità del vecchio progetto Marino addirittura inserendo la prescrizione che lo svincolo di Parco de Medici con il ponte di Traiano dovesse essere realizzato prima dello Stadio. Ministero che, a seguito del cambiamento del progetto operato dalla Giunta Raggi, aveva trasformato il parere in negativo stigmatizzando il comportamento tenuto dall’Amministrazione Comunale che, inizialmente, aveva lasciato il Ponte di Traiano in ballo ma senza indicarne la copertura economica. Era l’epoca in cui si pensava, in Campidoglio, che si potessero spostare i soldi del Ponte dei Congressi su quello di Traiano. Per i tecnici del Ministero, l’approccio del Comune “risulta fuorviante non consentendo una corretta valutazione sia da parte degli enti” che si occupano di strade, “sia da parte degli altri enti interessati alla valutazione della sicurezza pubblica”. Non bastasse: “il Ponte di Traiano è parte integrante del progetto Stadio” mentre “il Ponte dei Congressi è completamente indipendente sia come procedimento sia come finanziamento e soprattutto come tempi di realizzazione”. Dopo di che: “risulta esclusa l’ipotesi di trasferimento delle risorse dal Ponte dei Congressi al Ponte di Traiano”. Non è finita: “La delibera Raggi comporta un impatto significativo sulla viabilità di diretta competenza del Ministero. Il Ponte di Traiano costituisce la principale via di accesso allo Stadio e non può considerarsi in alcun modo alternativo al Ponte dei Congressi poiché i due ponti svolgono funzioni completamente diverse nell’ambito della rete infrastrutturale stradale”; “non si può concordare con la realizzazione del nuovo Stadio senza la preventiva e propedeutica realizzazione” del Ponte di Traiano con annesso svincolo. Altre critiche nette: le simulazioni del traffico sono parziali e incomplete e anche la riduzione dei parcheggi destava preoccupazione.
La Regione - all’epoca l’assessore all’Urbanistica era Michele Civita (Pd) finito invischiato nell’inchiesta su Parnasi - riteneva sbagliato il taglio del Ponte di Traiano in favore di quello dei Congressi iniziando un braccio di ferro con il Campidoglio che fu superato solo dalla famosa telefonata dell’allora ministro dello Sport, Luca Lotti, che annunciò la volontà (mai resa operativa) di finanziare la costruzione del Ponte di Traiano. Ma è sul parere della Città Metropolitana (sindaco Virginia Raggi) che si concentrano le maggiori perplessità. Più correttamente, sui due pareri della Città Metropolitana. Perché ce n’è un primo, datato 24 novembre 2017, in cui viene scritto. “è condizione essenziale imprescindibile per la sussistenza del parere favorevole, sulla situazione viabile di competenza della Città metropolitana di Roma Capitale, la necessità di realizzare un secondo accesso carrabile all’area dello stadio”. E poi ve n’è un secondo, protocollato il giorno stesso della conclusione della Conferenza (5 dicembre) e non controfirmato dal rappresentante unico della ex Provincia, Massimo Piacenza, ma da questi solo inoltrato in cui si dà l’ok al progetto senza Ponte di Traiano basta allargare un paio di svincoli e le piste ciclabili da usare per far passare i mezzi di emergenza.