La penna degli Altri 17/12/2018 13:37
Di Francesco: "La Roma è ancora malata"
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Un successo che visto l'andamento della gara somiglia, per Di Francesco, ad una ciambella trovata in mezzo al mare. La riva però è ancora lontana per il tecnico che salva, per ora, la panchina. Il riferimento temporale non è a caso. La valenza del gol di Cristante somiglia in modo sinistro a quella di Florenzi tre anni fa ai tempi di Garcia. Anche perché oggi Monchi vola negli Usa: ad attenderlo Pallotta. Inevitabile affrontare la questione-allenatore con il presidente, contestato ieri all'Olimpico e in città (con decine di striscioni che lo invitavano a farsi da parte), nonostante l'imprenditore statunitense abbia lanciato segnali di pace nel post-gara. In quest'ottica non è passata invece inosservata, prima della partita, la mancata replica del ds spagnolo ad una domanda diretta sul tecnico: «Questa sera si gioca il posto Di Francesco?». È la prima volta che accade. Eusebio prova a farsi scivolare tutto addosso e volta pagina, pur consapevole che nonostante i tre punti, i problemi rimangono per una squadra che non esita a definire «malata. Dal punto di vista tecnico - prosegue - ci sono state diverse lacune, ma non era l'aspetto che mi interessava per una sera. Abbiamo regalato qualcosa ma reagire non è mai facile, specie in questa atmosfera. Certe situazioni non sono facili e ultimamente gira tutto un po' storto. Piccoli errori di piazzamento che si fa fatica a sistemarli nella gara perché è tutto troppo veloce ma che poi analizzeremo. L'importante era vincere». Gli chiedono di Zaniolo che a Sky hanno visto addirittura tra i migliori, quando invece - in una posizione non sua - è apparso per una sera in difficoltà: «All'inizio ha faticato a capire dove stare. Deve migliorare le scelte con la palla, deve temporeggiare anche quando va ad aggredire, Ma ben vengano queste caratteristiche, sono fondamentali per giocare ad alti livelli. Sono contento di trovare queste cose in un diciannovenne».
LA RIVOLUZIONE - Spiega il perché è passato dal 4-2-3-1 al 3-4-1-2: «L'ho fatto per le caratteristiche degli uomini a disposizione. Avevo poca possibilità di modificare l'assetto con altri calciatori non avendo grandi scelte. Ho voluto responsabilizzare i giovani davanti, cercando di mettere la loro freschezza per essere rapidi e veloci contro una difesa fisica. Ho avuto risposte positive, anche se Kluivert deve migliorare nella continuità e Under fa i gol difficili e quelli facili li sbaglia...». Spende una parola per Olsen: «Ha fatto una crescita esponenziale, anche nel posizionamento e con i piedi. Per fortuna è stato annullato il secondo gol ed è rinato come siamo rinati tutti». E ora, c'è la Juventus: «Non si finisce mai. Intanto se Dzeko ed El Shaarawy dovessero superare il provino finale venerdì, li porterò a Torino. È chiaro che sulla carta, per potenzialità e per quanto dimostrato ultimamente, è una gara senso unico. Tocca a noi spostare questi equilibri». E magari anche qualche convinzione.