La penna degli Altri 06/12/2018 14:18
Capello: "Soltanto Suning può pensare di opporsi alla Juve. Nazionale? Abbiamo giovani di valore assoluto, ad esempio Zaniolo"
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI) - Se un classico è qualcosa che non ha mai finito di dire quello che ha da dire (Calvino), allora Juventus-Inter resta materia nobile. Anche nella sua dimensione forte, a volte feroce, nella rivalità urticante e nella distanza tra i due mondi. Il più classico tra i nostri allenatori, Fabio Capello, ha qualcosa da dire anche lui.
Don Fabio, quanto rimangono lontani il mondo Juve e il mondo Inter?
«Ho conosciuto bene il signor Suning, ho avuto il privilegio di lavorarci e vi dico che se esiste qualcuno in grado di opporre una forza mondiale alla Juventus, è proprio lui».
Tra quanto tempo, mister?
«Dipende dal campo. Ma il grande capo dell’Inter ha forza economica e ambizione. Stiamo parlando di super potenze planetarie: oggi nel calcio serve questo per arrivare a certi livelli, quelli dove vive la Juventus».
Agnelli e Moratti sembrano più vicini: non crede che la stagione delle polemiche infinite stia lentamente morendo?
«Premessa: quei due scudetti li ho vinti sul campo. Seconda premessa: dopo, si fecero le cose troppo di corsa senza aspettare i tempi giusti, senza pazienza, per una serie di motivi che potevano chiamarsi Uefa o Fifa. Detto questo, è tempo di lasciar perdere il passato».
Possiamo chiamarla pacificazione? È storicamente sbagliato? È ipocrita?
«La società italiana sta vivendo un momento non facile di suo, una stagione di gente agitata, di offese continue, e non parlo di calcio. Serve maturità».
Lei si immagina l’Inter a testa alta allo Stadium?
«Se non sbaglio, Spalletti ha dichiarato di non sentirsi l’anti-Juve ma io credo che avremo un test molto importante sulla vera caratura dell’Inter. Se scenderà in campo a Torino per giocarsela alla pari, con la fiducia che deriva dalla consapevolezza dei propri mezzi, allora sapremo cos’è la personalità dell’Inter. Un esame importante».
Se superato, potrebbe riaprire i giochi?
«No, non per lo scudetto».
Qualcuno dice che il campionato non è finito solo perché non è mai cominciato: un’esagerazione?
«La realtà, piuttosto. Il campionato 2018/19 si è chiuso nel giorno di luglio in cui la Juventus ha annunciato l’acquisto di Cristiano Ronaldo. Erano già i più forti prima, a volte enormemente più forti, figurarsi con questo mostro».
Il Ronaldo italiano ha stupito anche lei?
«Siccome è un giocatore smisurato, stupirsi di lui è impossibile. Ma non si può non apprezzare il suo modo di essere al servizio della squadra, e come trascina i compagni anche in allenamento, come cerca l’assist e non solo l’azione personale o il gol. Il merito è anche di Allegri se Ronaldo sta diventando persino più bravo di quanto già non fosse».
Ci spiega, con lo sguardo dell’allenatore, in cosa la Juventus è superiore?
«Lo noto in Champions più che in campionato. Dipende dall’intensità di ogni gesto, dalla velocità di mente e di piede con cui fanno tutto, senza tocchetti o giocatine come a volte la domenica. In Europa ci sono azioni in cui la Juve non si concede neanche una sbavatura, è sempre concentratissima».
Ma nel finale della seconda sfida contro il Manchester United non è stato così.
«La ritengo una distrazione irripetibile. Utile, e irripetibile».
Pensa che oggi la Juventus sia la migliore squadra d’Europa?
«Ancora non si può dire, perché il destino di una Champions dipende dai dettagli. Di sicuro, la Juve se la gioca alla pari con chiunque. E sì, nella prima parte di Champions è sembrata avere qualcosa in più».
Non crede che questa squadra ora possa solo perdere? Anche per la Coppa esiste una pressione enorme, quasi una certezza. Lasciarsela sfuggire sarebbe molto doloroso.
«È il rischio che corre chi ha grandi ambizioni. I bianconeri inseguono questo famoso trofeo dalle grandi orecchie da più di vent’anni, e in molti pensano che possa essere il momento giusto. Del resto, sono arrivati due volte in finale senza Ronaldo, e la seconda volta lui era dall’altra parte e fece due gol. Direi che l’equilibrio si è spostato. In sintesi, la Juventus sa sempre cosa fare e come esprimere la propria forza atletica, tecnica e mentale. La terza, quella mentale, fa la differenza».
Intanto, però, si comincia a parlare meno del Napoli che pure tiene botta. Lei come valuta il lavoro di Ancelotti?
«Carlo è eccellente, magnifico come sempre. Ha mantenuto molto alto il livello del rendimento pur cambiando il gioco. Vedo il segno della sua grande esperienza. Non facile, con uno schema così diverso da quello di Sarri».
È cominciata una stagione nuova anche per la nazionale: come la vede, il cittì Capello?
«Molto bene. Le ultime partite hanno espresso il gioco; il gol verrà. E poi abbiamo finalmente dei giovani di assoluto valore, cominciando da quel portiere ragazzino che è già un veterano. Ma sono in tanti a piacermi, ad esempio Zaniolo che sa fare molte cose bene, e poi Barella, forte anche lui. Però quello che mi piace più di tutti è Sensi, veloce di cervello anche quando cerca il gioco lungo. Il comodo girone di qualificazione europea aiuterà il lavoro di Mancini».
E il lavoro del Var, chi l’aiuta?
«Meno male che esiste! Ma se chi gestisce il marchingegno ha meno personalità di chi arbitra, il Var diventa inutile».
Don Fabio, com’è la vita da opinionista Sky nelle sere di Champions? In fondo, lei partì proprio dalla tivù.
«Tutto bellissimo. Perché quando la gara finisce, finisce per davvero e mi rilasso senza dover pensare che abbiamo vinto o pareggiato o perduto e chi devi ascoltare, e chi devi accontentare».