La penna degli Altri 16/11/2018 17:20
Gli stadi uniti sventolano la bandiera di Aldrovandi
IL VENERDI' DI REPUBBLICA (M. TONELLI) - Diverse tifoserie, anche di segno opposto, espongono drappi con il volto del ragazzo ucciso da alcuni poliziotti. Ma c'è chi non gradisce è un volto che spaventa. È quello di un ragazzo con i capelli neri. Lui non c'è più, è stato ucciso il 25 settembre 2005 dalle percosse di un gruppo di poliziotti che l'avevano fermato a Ferrara, dove viveva. Ma la sua faccia è diventata un simbolo. A distanza di 13 anni dalla morte di Federico Aldrovandi, il suo nome e la sua storia sono stati adottati dalle curve italiane. Una richiesta di giustizia e di memoria che ha trovato spazio sulle bandiere dei tifosi: della Spal, la squadra per cui tifava, ma non solo. Indipendentemente dai colori della squadra e dalle tendenze politiche, il nome di Aldro ha unito curve diverse, unite dalla lotta contro le violenze di cui sono accusate le forze dell'ordine. Solo che veder sventolare la faccia di Federico negli stadi non piace a tutti.Tanto che chi gestisce l'ordine pubblico, spesso ne vieta l'esposizione negli stadi. Motivazione ufficiale? Dipende. A volte viene detto che lo sventolarla su una bandiera viene considerato un gesto "provocatorio". Altre che non sarebbe stata chiesta l'autorizzazione. Che cosa ci sia di provocatorio nella faccia di un ragazzo morto dopo essere stato picchiato non si ca pisce. Ma così è. L'ultimo episodio a Roma, prima della partita con la Lazio, lo scorso 4 novembre: la polizia ha impedito ai supporters ferraresi di esporre il vessillo dedicato a Federico. Ma non era la prima volta: nella sfida del 20 ottobre contro la Roma (divieto di ingresso anche per le magliette dedicate ad Aldrovandi), era già scattato il divieto. Cosi come a Genova contro la Doria, il primo ottobre. La storia si ripete da almeno un anno. Il divieto scattò lo scorso dicembre, sempre a Roma: allora la motivazione data fu la mancanza dell'autorizzazione all'ingresso. Durante Siena-Prato, poi, serie C, le due società furono multate per aver permesso ai propri sostenitori di avere esposto uno striscione "provocatorio": il volto di Federico appunto. La raffica di divieti ha però provocato l'effetto contrario. Acad (cbe ricorda Acab, il famoso acronimo All cops are ba stards), associazione che lotta "contro gli abusi in divisa", ha lanciato l'hastag #FedericvOvunque. La risposta delle curve è stata massiccia. Da Parma a Lanciano, da Roma ad Alessandria, e poi Bologna, Empoli, Livorno, Ancona, Sambenedetto e moltissime altre tifoserie di ogni categoria, hanno deciso di esporre il volto di Aldrovandi. Particolarmente suggestiva la coreografia fatta dai tifosi del Parma in trasferta a Terni lo scorso 8 dicembre: decine di cartelli con il volto di Federico. Gesto pagato a caro prezzo: tre di loro sono stati multati per aver esposto una "coreografia non autorizzata". «Quel drappo non è offensivo verso nessuno. E quel pezzo di stoffa vuole rappresentare solo un ricordo» dice Lino Aldrovandi, il padre di Federico. «Non è altro che un'immagine di vita. Di pace e non di guerra». Evidentemente non è così per tutti.