La penna degli Altri 31/10/2018 14:16
Cristante batti un colpo
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Meno di un anno fa, undici mesi per l'esattezza, Bryan Cristante segnava una doppietta con l'Atalanta a Goodison Park, il campo dell'Everton. Un gol di sinistro, un altro di testa, più un rigore procurato. Insomma una serata magica di Europa League, "la più bella della mia vita" raccontava lui, mentre chi lo guardava da fuori azzardava il paragone, suggestionato dal prato inglese che lo aveva appena visto protagonista: "Ricorda Lampard". Sì, meno di un anno fa, esagerando, Cristante era paragonato a un mito del calcio europeo. A fine stagione i gol segnati tra campionato e coppe sono stati 12 in 47 partite, niente male per un centrocampista. E infatti a Bergamo si è formata la fila per portarlo via. Milan e Roma le più convinte, Juventus molto interessata, Lazio ad osservare gli sviluppi. Senza contare le offerte dall' estero. Come è andata a finire sul mercato lo sappiamo. E come sta proseguendo sul campo pure.
La strana legge, purtroppo per la Roma, si sta confermando: quando vince l'asta su un giocatore ambito a suon di milioni - nel caso di Cristante un massimo di 30 complessivi tra prestito obbligo di riscatto e bonus vari - rimane delusa dal rendimento dello stesso. Esempi? Iturbe, Destro e Schick, mentre l'eccezione è Nainggolan. Bryan e l'ex sampdoriano, però, non devono arrendersi. Hanno giocato troppo poco per una "sentenza" di fallimento definitiva, Cristante è arrivato ad appena 5 partite da titolare in giallorosso più altri 6 spezzoni. Un gol all'attivo col Chievo, una buona prova da mediano col Viktoria Plzen e poco altro finora. Molte più delusioni che gioie, compresa la Nazionale persa.
Già tre i ruoli ricoperti con Di Francesco - mezzala e trequartista oltre che mediano -ma il suo problema non è questo: si torna sempre lì, alla testa. Cristante accusa il problema principale di tutti i giocatori della Roma che non rendono, l'incapacità di ribellarsi alla negatività. Non deve essere un alibi, semmai una colpa, ma di questo si tratta. Perché uno cercato da tutte le più grandi squadre italiane non può diventare improvvisamente scarso. Rispetto ad altri, l'ex atalantino ha già vissuto situazioni difficili. A un certo punto lo paragonavano a Redondo per la sua lentezza, altro che Lampard. Il Milan l'ha cresciuto, lanciato, bocciato e poi scaricato al Benfica dove è arrivato troppo giovane per giocare. A Palermo e Pescara si è dovuto rilanciare, a Bergamo ha trovato l'apparente consacrazione, ma Roma gli sta dicendo che c'è ancora tanta strada da fare. A Trigoria continuano ad aspettarlo fiduciosi. Sul ragazzo davvero nulla da dire: rispetto alla sua espressione, tra il triste e lo svagato, Bryan è un tipo simpatico, dalla battuta pronta e al tempo stesso molto tranquillo. Meno "social" di tanti suoi coetanei, a Pescara ha conosciuto la fidanzata milanese Selene, pià grande di lui e compagna di vita anche a Roma. Ha legato subito con gli altri italiani della sua età, Lorenzo Pellegrini ed El Shaarawy, ora aspetta nuove chance per tornare il Cristante dell'Atalanta. De Rossi non sta bene, l'occasione arriva subito a Firenze.