La penna degli Altri 24/09/2018 16:00
Resa di Di Francesco: «Non so più che fare»
LEGGO (F. BALZANI) - La Roma è quattordicesima in classifica, ma paradossalmente questa è la notizia meno negativa. Perché la Roma vista ieri a Bologna meriterebbe un posto ancora più basso e perché di partita in partita le cose anziché migliorare vanno peggio. Molto peggio. Il 2-0 rimediato al Dall'Ara contro la squadra di Pippo Inzaghi arriva dopo l'umiliazione del Bernabeu, il pareggio col Chievo e la sconfitta col Milan. Cinque punti in 5 partite, non avveniva dal 2010 nell'anno in cui Ranieri fu sostituito da Montella. «Sono disgustato», è il laconico commento di Pallotta che poi ordina: squadra in ritiro punitivo a Trigoria. Chiaro che, per ora, di più non si può.
Di Francesco alza le mani, quasi arrendendosi: «Se avessi le spiegazioni... Non sono riuscito a trovare le soluzioni e mi sento tra i responsabili. Manca il fuoco dentro. Se perdi tutti i contrasti è solo demerito tuo. Non sono abituato a cercare alibi, ma soluzioni. Non so dire con quale sistema di gioco andrò avanti, devo cercare gli uomini giusti più che i calciatori giusti...». Il Bologna non aveva segnato gol nelle precedenti quattro partite. «Questa squadra dà la sensazione di avere poca solidità difensiva ed è quello che ci sta facendo fare queste figuracce. Tutti lo scorso anno si sacrificavano. I fatti ci condannano: dobbiamo stare zitti e pedalare». A far discutere però sono pure le mosse di Eusebio, su tutte quella di schierare Marcano da terzino sinistro. Da quella parte il Bologna ha sfondato e trovato il gol di Mattiello, uno che la Roma la ricordava con dolore vista la rottura di tibia e perone rimediata dopo uno scontro con Nainggolan nel 2015.
Nella ripresa nessuna reazione, anzi errori elementari e praterie concesse a Falcinelli e Santander. Il paraguaiano ha infilato l'ex compagno Olsen e siglato il 2-0. Okwonkwo, su regalo di Perotti, per poco non firmava il tris. Nel finale qualche timido affondo con un Dzeko sempre più apatico e l'ingresso di Under e Pastore. Troppo poco per evitare i cori di insulto del settore ospiti che per 80' aveva provato invano a svegliare la squadra. «Andate a lavorare» e «Avete rotto il c» i cori più gettonati. La squadra ha preferito tornare in pullman e non in treno (a Termini era previsto qualche contestatore). Tutta un'altra musica rispetto agli applausi dopo la semifinale persa col Liverpool. De Rossi ci tiene a ricordarlo: «Di Francesco è lo stesso allenatore che ci ha portato in semifinale di Champions. Non è il solo colpevole. Per battere Chievo o Bologna non c'è bisogno di Guardiola in panchina, noi ci prendiamo le nostre responsabilità. Stiamo sbagliando tutti, non si salva nessuno. Trovare un senso a questo momento è difficile. C'è il senso illogico di quando le cose vanno molto male e sembra che sia difficile invertire la rotta. Ma momenti così ne abbiamo passati e ne siamo usciti fuori. C'è tempo e l'obbligo morale di farlo».