La penna degli Altri 22/09/2018 15:43
La falsa partenza di Dzeko: simbolo di una squadra che ha smarrito la fiducia
IL TEMPO (A. AUSTINI) - Sfiduciato, nervoso, troppo spesso a testa bassa, quasi disinteressato a quello che accade attorno a lui in campo. L'atteggiamento passivo di Edin Dzeko è la fotografia del momento vissuto dalla Roma. Più che i numeri, parla il linguaggio del corpo del bosniaco, che ha iniziato il campionato alla grande con quel pazzesco segnato a Torino ma si è via via appassito nelle partite successive con gran segnali di vita sparsi qua e la. Per carità, ha servito un assist a Cristante con il Chievo più l'appoggio a Florenzi che poi è andato in porta da solo contro l'Atalanta, ha calciato 18 volte in porta nelle prime 4 gare di Serie A (più di lui solo Cristiano Ronaldo con 25 tentativi e Insigne con 20), ha colpito due pali, ma il vero Dzeko è un'altra storia. Quello delle notti magiche di Champions, un trascinatore morale e tecnico di una squadra che a un certo punto si è convinta di poter battere chiunque. E ci è andata molto vicino. L'Edin dei giorni nostri, invece, sembra pensare il contrario . Perché qualcosa evidentemente si è inceppato nella sua testa come in quella di molti compagni. Questione caratteriale, giurano a Trigoria, ricordando momenti simili in passato: Dzeko è uno che si abbatte quando la squadra non gira. Ma il rapporto causa-effetto è tutto da dimostrare, visto che lui è uno dei principali leader, quindi dovrebbe trascinare la Roma e non viceversa.
A Madrid un'altra prova al di sotto delle sue potenzialità, con un colpo di testa pericoloso nel finale come unico vero "squillo" ma il Real ormai si era preso la vittoria. Il tutto davanti ai genitori Midhat e Belma che erano venuti a seguire il ragazzone bosniaco in tribuna e lo hanno consolato a fine partita quando si è avvicinato per salutarli dal campo. Come ritrovare il sorriso? Un gol certamente aiuta sempre, l'ha trovato nella parentesi con la nazionale ma Di Francesco se ne aspetta un altro domani a Bologna. Sì perché l'allenatore non ha intenzione di far riposare Dzeko e semmai ci penserà mercoledì prossimo col Frosinone. D'altronde lo Schick visto a Madrid è tutto fuorchè una garanzia e in assoluto il tecnico giallorosso non rinuncia a prescindere al suo centravanti, l'unico insieme a Olsen, Manolas e Kolarov ad aver giocato tutti i minuti delle partite ufficiali sin qui disputate. Lo stesso Dzeko è uno che non ama fermarsi, negli ultimi due campionati ha saltato tre partite in tutto mentre al primo anno in giallorosso le assenze sono state 7 a causa di un infortunio e poi delle scelte di Spalletti che all'inizio puntava su una Roma senza riferimento fisso in avanti. Ora c'è un bisogno quasi disperato della classe di Edin, che a sua volta cerca scintilla per ripartire.
Discorso che vale per tutta la squadra, a cominciare da quei leader che non riescono a svegliare i tanti compagni spaventati, timorosi, inceppati. Oltre ai prevedibili rallentamenti dovuti all'innesto dei nuovi, la Roma ha un serio problema di testa, Di Francesco e i dirigenti ne sono fermamente convinti ma sanno quanto sia difficile in questi momenti trovare una chiave per risolverli. Crisi viste e riviste da queste parti, un circolo vizioso da cui non si riesce a uscire nonostante tutto cambi continuamente.