La penna degli Altri 24/09/2018 13:51
Il testacoda della Roma: l’era Pallotta sotto accusa
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - La squadra scortata e in ritiro punitivo a Trigoria, i tifosi che minacciano velatamente e contestano, il presidente che fa mea culpa e l’allenatore nel ciclone delle critiche. La peggiore Roma americana, questo dicono i numeri: dopo 690 milioni di investimenti, la squadra è al punto di partenza, peggio pure di quella che sette anni fa con Luis Enrique iniziò disastrosamente l’età a Stelle e Strisce. Il ds Monchi ha lasciato gli spalti dopo il raddoppio di Santander, che ieri Bologna criticava e oggi invoca al grido " che ci frega di Ronaldo". «Nessuno è più adirato o disgustato di me » , sosteneva a fine partita Pallotta, chiamato in causa dai cori dei tifosi che gli urlavano "vattene": ma quello del presidente suona come un ultimatum, visto che l’ultima volta lo disse dopo Roma-Spezia del 2015, gettando le basi per l’esonero di Rudi Garcia. E sentendosi accerchiato Di Francesco non ha risparmiato nessuno: « Le figuracce mi condannano. Ora prima del modulo devo scegliere gli uomini». Se il Bologna che non aveva mai segnato ha potuto vincere 2- 0 senza mai temere di perdere, il merito è di Pippo Inzaghi, certo. Ma è pure la spia di una macchina in testa coda, capace in cinque mesi di azzerare l’Everest che aveva scalato raggiungendo la semifinale Champions e arrivando a un gol dalla finale di Kiev. Poi c’è stata l’estate: 12 acquisti e 7 cessioni che hanno lasciato un utile di mercato di 21 milioni al prezzo di una profonda, insuperabile sensazione d’incompiutezza. Come se le mani che questa Roma devono costruirla dialogassero poco con il cervello che l’ha pensata.