La penna degli Altri 14/08/2018 16:06
Boniek: "Difficile far credere alla gente di vincere se vendi Alisson, ma a Trigoria si respira organizzazione. Stadio? Dubito che Pallotta lo vedrà mai"
CORSPORT - Intervistato dal quotidiano sportivo, l'ex giocatore di Roma e Juventus, attuale presidente della Federcalcio polacca, Zbigniew Boniek, ha commentato anche il campionato, al via questo weekend, con uno sguardo ai giallorossi. Queste le sue parole:
Perché numerosi juventini ti considerano un nemico no-nostante la tua storia, i tuoi trionfi?
«Avrei preferito evitare di parlarne di nuovo. E comunque trovatemi una sola intervista in cui parlo male della Juve. Sono stato critico con Giraudo e Moggi, e i fatti mi hanno dato ragione. Ma non voglio riaprire questo fronte: Boniek può dire delle cose, il presidente federale no. Ho giocato nella Juve e nella Roma negli anni in cui erano le due più forti, ho vinto tutto il possibile. Voglio bene a Roma e alla Roma, e non ho dimenticato l’eleganza e le capacità straordinarie del presidente Viola, ma non ho mai voluto male a nessuno».
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Questa Roma ti convince?
«Difficile far credere alla gente che punti a vincere qualcosa se poi vendi Alisson. La Roma americana controlla soprattutto i conti e per sua stessa ammissione non crescerà mai senza lo stadio di proprietà. Il tifoso si deve accontentare di serate come quella col Barcellona, un’orgia collettiva mai vista prima alla quale ho partecipato anch’io. Un momento, però: recentemente sono stato a Trigoria e ho sentito il profumo del calcio e dell’organizzazione».
Ma avrà mai il nuovo stadio?
«Quando i capelli bianchi di Zazzaroni diventeranno neri. E comunque dubito che Pallotta lo vedrà mai».
Roma subisce più di altre città la politica.
«Non solo quella. A Roma anche l’influenza del clima è evidentissima, allenarsi al sole di marzo o sotto il cielo di Torino non è la stessa cosa. Mi accorsidelle differenze a tavola, quando arrivai alla Juventus. Prima dell’allenamento del pomeriggio insalatina, zuppa e frutta, poi il riposo obbligatorio. Quando nel 1985 mi presentai a Brunico fui subito invitato a raggiungere Pruzzo, Conti e gli altri: “Polacco, vieni qui, siedi con noi”. Cozze, risotto, dolci, iniziammo all’una e finimmo alle 16 esubito dopo al campo. Ma nella Roma ho giocato il più bel calcio della mia vita: a centrocampo Cerezo, Conti, Boniek, Ancelotti, e Giannini e Desideri che scalpitavano».
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