La penna degli Altri 03/07/2018 14:04
Gli scopritori: "Pastore, un campione a cui serve solo affetto"
Loro lo hanno conosciuto bene Javier Pastore. Ne hanno masticato insieme i primi sogni e bisogni. Lo hanno visto crescere e poi partire verso leopardiane «magnifiche sorti e progressive» che in parte si sono materializzate . «Loro» sono Maurizio Zamparini e Walter Sabatini. «Il ragazzo era un fenomeno e per spiegarglielo le racconto un aneddoto – dice Zamparini –. Quando avevamo già concluso segretamente l’affare con l’Huracan (per un totale di 21,5 milioni, ndr) mi capitò d’incontrare Carlo Ancelotti. E sa cosa mi disse: “Ho visto un argentino fortissimo, si chiama Pastore. So che non fa parte della nostra politica prendere giovani, ma spero che il Milan lo compri”. E io zitto, attento a non dire che era già nostro». L’affetto che Zamparini prova per il «Flaco» è sincero. «Lo considero un po’ come se fosse mio figlio. L’altro giorno mi ha chiamato per salutarmi, ma io ero in riunione e non ho potuto parlarci. Lo farò presto. Ricordo ancora adesso il suo primo allenamento in ritiro. Dopo i primi tre palloni che toccò, mi vennero le lacrime agli occhi». [..] Più burbero qualche giorno fa è stato Walter Sabatini, lo scopritore di Pastore. «Amo l’armonia di movimenti e la profondità di corsa palla al piede. Sono molto felice di vederlo alla Roma. Eppure lui sa molto bene – e gliel’ho detto più di una volta – che non mi piace il percorso che ha fatto al Psg. Il primo anno ha giocato un calcio sublime, poi si è un pochino seduto e ha accettato di perdere i duelli con i calciatori che venivano acquistati. Ha accettato un ruolo di subalternità e questo un campione non lo può fare».
(gasport)