La penna degli Altri 03/07/2018 16:57
Dal Totocalcio ai «betting partner», spallata di Di Maio al pallone: al calcio «sfilano» 100 milioni di euro
IL TEMPO (E. MENGHI) - Dal Totocalcio ai «betting partner» il mondo del pallone è da sempre legato a quello del gioco d’azzardo, ma il Decreto «Dignità» del Ministro Di Maio farà crollare il castello di carte costruito dalla Serie A. Come togliere l’acqua da un pozzo ben rifornito. Il divieto assoluto per gli spot in tv e lo stop alle sponsorizzazioni sono una vera batosta per il calcio italiano, sono 11 i club che vantano accordi con le agenzie di scommesse, settore strategico in questa industria milionaria: dei 200 milioni di euro che ogni anno il «sistema giochi» investe in comunicazione, lo spicchio più importante da 120 milioni è destinato proprio alle sponsorizzazioni. Il «male» che Di Maio si augura di curare è in realtà un’enorme opportunità commerciale per le squadre, piccole e grandi, che ora rischiano la mazzata.
L’introduzione di questa norma può mandare in fumo i contratti di partnership che fruttano da un minimo di 500 mila euro in su per le società di calcio, che arrotondano i conti inserendo i loghi dei «betting sponsor» sui cartelloni pubblicitari dello stadio, e non solo. Meno di un anno fa l’A.S. Roma annunciava l’intesa esclusiva con Snai, ampliata al di fuori dei confini del campo: «L’accordo – recitava il comunicato ufficiale – prevede la creazione di contenuti ad hoc e la partecipazione del club alle attività di marketing e comunicazione proposte attraverso il brand e declinate su vari canali». Non si tratta più di una questione di visibilità, ma di un vero e proprio legame, di uno scambio. Cagliari, Genoa, Lazio, Sampdoria e Udinese fanno parte del «team» Eurobet, il Torino di SportPesa (sponsor di maglia dell’Everton) e le big del campionato sono così suddivise: Roma e Milan Snai, Planetwin365-Napoli, InterBWin, Juventus-Betfair. Insomma, la lotta al gioco d’azzardo coinvolge mezza Serie A e il polverone è assicurato. Il prodotto calcio rischia di perdere di valore, va di pari passo con le pubblicità, e gli introiti che ne conseguono, e se questa fetta succosa verrà tolta l’intera torta potrebbe marcire.
Non si «campa» con le scommesse, magari, ma sono linfa vitale per le casse dei club. Il danno, poi, potrebbe essere doppio perché il decreto potrebbe andare ad intaccare anche l’annosa questione dei diritti tv. Dopo la bagarre con MediaPro vinta da Sky per tenersi stretta la Serie A ecco un nuovo problema alla finestra: i contratti firmati non sono in discussione, ma negli accordi con le società c’è una parte variabile legata agli incassi pubblicitari che potrebbe risentire della normativa voluta da Di Maio visto che buona parte dei proventi arrivano dagli spot delle agenzie di scommesse. L’ammanco stimato per il calcio italiano è di oltre 100 milioni di euro. Le prime reazioni sono già arrivate, il presidente del Genoa Preziosi ha definito il decreto «una mazzata. In passato abbiamo avuto una società di betting come sponsor di maglia, in futuro potremmo riaverla. È un’opportunità commerciale che non può essere negata». Gli accordi in essere non potranno essere annullati, naturalmente, ma chi aveva tenuto conto nella programmazione economica di proseguire con la sponsorizzazione attuale o magari iniziare un cammino in questo senso, con annessi (ricchi) introiti, resterà a bocca asciutta. Di Maio ha tolto l’acqua alla Serie A.