La penna degli Altri 30/06/2018 14:00
Stadio: tutto da rivedere. La paura dopo gli arresti
LA REPUBBLICA (L. D'ALBERGO) - Sul nuovo stadio della Roma, Virginia Raggi viaggia col freno a mano tirato. Smarrito l’entusiasmo e rimesso nel cassetto social l’hashtag #unostadiofattobene, la sindaca ora procede a tentoni: «Se l’impianto di Tor di Valle si farà? Adesso vedremo, c’è un’attività di verifica. Alla luce delle notizie che escono, sarà fondamentale controllare bene ogni cosa. Si andrà avanti solo se sarà tutto in ordine». Gli assessorati coinvolti, quello all’Urbanistica in testa, hanno preso alla lettera le raccomandazioni della prima cittadina e ormai da giorni stanno vagliando ogni singolo passaggio dell’iter. Dalle modalità di acquisto delle aree a ridosso del Grande raccordo anulare da parte del costruttore Luca Parnasi alle cubature concesse ai proponenti, passando per il rapporto tra l’intervento autorizzato ai privati e il pacchetto di opere pubbliche da consegnare in cambio alla città, le verifiche sono soltanto alle battute iniziali. «Ci vorrà tempo per completare la verifica» , fanno sapere dal Campidoglio. Anche perché l’indagine interna partirà da lontano, dagli atti approvati dall'amministrazione Marino. Così hanno preteso i consiglieri della maggioranza pentastellata. Da una parte — considerate le posizioni del loro consulente numero uno, Luca Lanzalone, e del capogruppo Paolo Ferrara — temono che l’inchiesta sullo stadio possa «diventare la Mafia Capitale del M5S» . Dall’altra vorrebbero portare l’operazione a dama, intestarsi politicamente l’approdo di un investimento da oltre un miliardo di euro nella capitale, negli ultimi mesi più e più volte snobbata dalle grandi aziende. «Ma solo se tutte le carte saranno in ordine», ribadiscono in coro gli eletti grillini. Anche perché i big del Movimento capitolino ( e non) temono che dagli omissis della prima fase dell’inchiesta possano saltare fuori altri nomi di peso nelle gerarchie capitoline.