La penna degli Altri 19/06/2018 16:08

«Mister Wolf? E' stata una scelta di Virginia». Di Maio e Bonafede scaricano il Campidoglio

RAGGI

IL TEMPO (S. NOVELLI) - Una vigilia d'inizio processo (quello sulla nomina Marra previsto per domani) assai complicata per Virginia Raggi, sempre più in difficoltà e sempre più sola. Ad elezioni concluse, con il MoVimento 5 Stelle al governo - e con la «partita della vita» da giocarsi fino in fondo - il «problema Roma» va gestito con molta distanza e con la possibilità, assai concreta, di lasciare il sindaco al proprio destino. L'inchiesta sullo , con il coinvolgimento concreto di esponenti di rilievo della governance capitolina, potrebbe infatti trascinare in modo irreparabile il MoVimento verso lo stesso baratro ben conosciuto da Pd e centrodestra. Dopo le dichiarazioni della Raggi a Porta a Porta: «Lanzalone (il presidente Acea finito ai domiciliari ndr) me lo hanno presentato Fraccaro e Bonafede». Ieri sera durante l'intervista a Otto e Mezzo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, proprio sul «caso Roma», ha replicato secco: «Ero con Fraccaro nella squadra di coordinamento e supporto dei comuni governati dal Movimento 5 stelle: in quel momento - ha raccontato Bonafede - vi era un'oggettiva situazione di difficoltà, la Capitale è una  città difficile, e abbiamo ritenuto opportuno presentare alla sindaca Lanzalone, che si era dimostrato un avvocato di grande valore e professionalità a Livorno, per risanare una società che il centrosinistra aveva indebitato fino al collo. Lei poi ha scelto di avvalersene». Bonafede ha sottolineato che le «procedure di nomina del presidente di Acea ha le sue regole, sono state tutte rispettate, in piena trasparenza: il Comune di Roma è socio di Acea e quindi esprime parte del Cda. Probabilmente Raggi, nel selezionare i curricula, ha preso in considerazione l'esperienza che Lanzalone aveva fatto nel suo percorso professionale». Eppure, la versione, fornita dallo stesso vice premier Luigi Di Maio nel giorno degli arresti, la nomina dell'avvocato di Grillo e Casaleggio alla guida dell'azienda più importante della Capitale, era stato «un premio di merito» a Lanzalone proprio per aver sciolto il nodo dello stadio. Una nomina dunque «calata dall'alto», e sulla quale la Raggi avrebbe mandato un messaggio, ricordando erga omnes che quella figura le fosse stata presentata dai due ministri in carica. Beppe Grillo Una difesa quasi disperata, insomma e forse già tardiva. L'ordine, da Milano, sarebbe già arrivato: la Raggi va scaricata. A farlo è lo stesso Luigi Di Maio (ancora capo politico del MoVimento) in una lunga intervista rilasciata ieri all'Huffinghton Post e che proprio su Lanzalone dice: «... era una persona che aveva lavorato bene con noi a Livorno, e che poi la sindaca Raggi aveva individuato come presidente di Acea», un passaggio sottile ribadito all'incalzare della domanda sul «premio» a Lanzalone, ovvero la presidenza della Spa. «Quello che è stato premiato è stato il merito. Una persona che gestisce il concordato in continuità di una partecipata a Livorno che stava morendo in maniera brillante, e che a Roma viene individuata come riferimento dalla sindaca - ribadisce il capo dei grillini - va premiata, ma perché è il merito ad esserlo. Non c'è nessun premio politico». Poi l'affondo sulla presunta collaborazione gratuita: «Io so solo che era presidente di Acea, facendo toccare all'azienda il record storico delle sue azioni. Sul resto va chiesto al Campidoglio. Io a inizio dell'anno scorso - precisa Di Maio - mi sono un po' allontanato nel seguire le vicende di Roma». Una distanza assai insidiosa.