LA REPUBBLICA (E. CURRÒ) - L’amichevole di domani sera allo Stadium con l’Olanda avrebbe dovuto segnare l’addio di Buffon. Diventerà, invece, l’addio alla peggiore stagione della Nazionale, da 60 anni a questa parte: meglio lasciarsi alle spalle l’incubo del Mondiale mancato per non aver saputo fare gol alla Svezia, delle batoste con Spagna, Francia e Argentina, del pari in casa con la Macedonia, degli striminziti successi con Israele, Albania e Arabia Saudita. L’ 1- 3 di Nizza ha inasprito le statistiche: 3 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte, 7 gol fatti e 12 subiti. Ma ha soprattutto detto con chiarezza che i nuovi talenti latitano, come da confronto con i pari età francesi, e che la ricostruzione è complicata. Mancini ha fatto scelte crude: 3 esordienti, Bonucci e Jorginho unici superstiti dello spareggio con la Svezia, 6 giocatori con meno di 4 presenze e il settimo nella ripresa.
Crudo anche il verdetto: nel duello con i pari età della
Francia multietnica, i ragazzi più celebrati della
serie A hanno perso sul piano tecnico, fisico e del ritmo, con l’eccezione di
Chiesa, che ha aggiustato via via la sua serata, e di
Cristante.
Berardi è franato,
Pellegrini e
Mandragora hanno smarrito le tracce di
Kanté e
Tolisso,
Caldara si è difeso con unghie non sempre affilate. Il trentenne
D’Ambrosio ha sofferto il contesto.
Jorginho si è tenuto a galla senza guizzi. Hanno retto i veterani:
Bonucci e a fatica
De Sciglio e
Sirigu. Così
Balotelli, non al massimo della forma atletica e oggi fuori dai primi 20 centravanti del mondo, ha dato ossigeno con le sue giocate estemporanee, tenendo un po’ troppo il pallone. Mentre
Dembélé inventava, nessun azzurro ha cercato elementari cambi di gioco: frequenti i passaggi e i controlli impacciati. In sintesi, l’
Italia è diventata di secondo livello:
il 20° posto nel ranking Fifa, purtroppo, non sembra bugiardo, né i giovani paiono in grado di risollevare la squadra in tempi brevi. Si attende, a settembre, il rientro di
Chiellini,
Verratti e
Immobile, forse di
El Shaarawy. Ma scadenze rischiose incombono. Nella
Nations League - il nuovo torneo in cui gli azzurri sono tra le 12 della
serie A, sorteggiati con
Portogallo e
Polonia - vanno evitati due risultati: la retrocessione in B, per ragioni di immagine ed economiche, e in subordine l’undicesimo e il dodicesimo posto della classifica, perché equivarrebbe a finire in seconda fascia nel sorteggio per le qualificazioni a
Euro 2020. All'
Europeo vanno le prime 2 di 10 gironi e la seconda fascia è pericolosa.
Le altre due storiche ricostruzioni, nel ’74 e nell'86, partirono da presupposti diversi. Nel ’ 74 non c’erano ancora gli stranieri in A e si profilavano i blocchi di
Juventus e
Torino, con campioni veri. Nell’ 86
Vicini trapiantò la sua
Under 21, zeppa di talenti. I giocatori percepiscono la gravità della situazione.
Bonucci è chiarissimo: «
Manca esperienza internazionale: molti ragazzi giocano in squadre medie o in lotta per non retrocedere» .
Caldara ammette: «
Una partita con la Francia è un’altra cosa».
Bonucci invita a non catalogare questa come l’
Italia di
Balotelli, per togliergli pressione. Eppure è inevitabile, trattandosi del personaggio più internazionale. A
Nizza non è stato fatto entrare uno striscione dei tifosi di casa (
«pelle nera, sangue rosso: Mario qui tu sei il nostro capitano»). Nessuna censura può impedirgli di prendersi il palcoscenico: solo altri talenti, al momento assenti all'orizzonte.