Quasi un paradosso che succeda in una serata in cui a voler interpretare i segni, ci sarebbe stato da farsi venire i brividi. Manolas infortunato durante il riscaldamento, il debutto obbligato di Elio Capradossi, ragazzino di che fino a gennaio giocava poco, per giunta - nel Bari in Serie B. La
Sardegna Arena a ribollire dal timore della retrocessione che esplodeva a ogni fischio dell’arbitro Di Bello, a ogni falletto, a ogni contrasto. E con
De Rossi e tutti gli altri a fare i conti con il vuoto provocato dall’eliminazione a un passo dal paradiso in Champions: in quel modo, giusto quattro giorni prima.
E invece, sotto lo sguardo in tribuna della signora Anna
Astori, la mamma del difensore tragicamente scomparso due mesi fa e che proprio da Cagliari era sbarcato a Roma,
Di Francesco ha rovesciato i presagi nefasti con il quarto successo consecutivo, il cambio di passo che ha permesso di staccare Lazio e Inter trasformando quello dell’ultima giornata tra le due in un vero spareggio. Lo ha fatto senza tradirsi: ossia stravolgendo ancora la squadra, autentica cifra del suo primo anno sulla panchina della Roma, in cui - almeno in campionato - non ha mai schierato due volte di fila lo stesso undici. Cambiando anche 5 moduli. Due in corso di partita, ieri: il 4-2-3-1 con la coppia di mediani, De Rossi e Gonalons, quelli che
“mai insieme”. Poi il più funzionale 4- 3- 3, che pare un modulo offensivo e invece è quello con cui la Roma difende meglio.
Se ne è accorto pure il
Cagliari, che però ha un limite enorme: o segna
Pavoletti o non lo fa nessuno, è quando
Farias e Sau hanno dilapidato occasioni indispensabili per restare a galla è diventato chiarissimo perché 5 degli ultimi 9 gol dei sardi li abbia segnati il centravanti arrivato dal Napoli. Lopez da ieri è terzultimo e nei guai, Giulini che l’aveva scelto potrebbe decidere di cambiarlo per le ultime due con Fiorentina e Atalanta. Era il nome scelto per guardare più su della salvezza: oggi invece anche solo non retrocedere a Cagliari è un miraggio.