La penna degli Altri 27/04/2018 15:10

«Qui o ci arrestano o finiamo ammazzati»

scontri-liverpool

IL TEMPO (E. MENGHI) - Racconti diversi, ma ugualmente allarmanti, di tifosi romanisti ad Anfield, testimoni di un sistema di sicurezza insufficiente o protagonisti di scontri che nulla hanno a che fare col «fattaccio» capitato a Sean Cox ma tanto dicono delle falle organizzative a Liverpool. Tutti concordano sulle «grosse lacune», ognuno si porta dietro una storia a cui vogliamo dar voce. Francesco è talmente sconvolto da arrivare a dire che «non farò mai più una trasferta in Inghilterra, se devo aver paura di farmi ammazzare…». La sua disavventura si è verificata all’uscita dallo stadio: «Dovevamo scegliere se andare a piedi e “consegnarci” o fare una specie di corteo e farci scortare verso la stazione dei taxi più vicina, i 6-7 poliziotti che ci accompagnavano ci hanno fatto passare davanti ai pub frequentati dai nostri rivali. All’incrocio con Everton Valley sono sbucati 5-6 tifosi dei Reds che ci hanno tirato sassi e bottiglie addosso, un paio dei nostri ha cercato il contatto per difendersi e la polizia invece che bloccare loro ha caricato su di noi. Mi sono trovato addosso a una parete e ho pensato "o mi arrestano o mi ammazzano”, poi sono arrivati i rinforzi e alla fine ci hanno portato fino al World Museum, a 4,5 km da Anfield Road». All’entrata non è andata meglio a Giulio, che ha trovato difficoltà anche nel raggiungere l’impianto perché «tutti i taxi si rifiutavano di farci salire», arrivati allo stadio alle 18.30 locali «non abbiamo trovato poliziotti, di nessun tipo, solo un paio di steward, e per raggiungere il settore ospiti dovevi passare necessariamente sotto la Kop, in mezzo a loro. C’era una calca impressionante, eravamo in migliaia in un angolino». Tra questi c’era anche Luca: «All’ingresso c’era un tifoso con il sangue in faccia per una ferita provocata dalla colluttazione con altri ultras. Era tutto confusionario e le norme di sicurezza erano blande: un contatto era inevitabile». I controlli non hanno soddisfatto Antonio, che li definisce «imbarazzanti: non c’è prefiltraggio, gente con lo zaino è passata senza mostrare l’interno, blando pure il check sul corpo, rispetto ad altri stadi europei tutto molto tranquillo, troppo». Stefano ha ancora nella testa «le urla delle persone che si sono viste mobilizzare da due poliziotti a cavallo, che hanno caricato contro chi aveva preso una stradina sbagliata». Marco ha notato che «di giorno per le strade di Liverpool non c’era nemmeno un poliziotto, è un controsenso con una partita ad alto rischio» e un suo amico ha avuto uno spiacevole «finale»: «È stato preso a calci e pugni, si è divincolato e ha chiesto ad un poliziotto di intervenire, ma si è sentito rispondere “go away”, allora si è fiondato in un taxi e con 50 sterline lo ha convinto a portarlo via da quell’inferno».