La penna degli Altri 21/04/2018 14:52
MANOLAS: "Io e Salah, duello a mille all’ora. La Roma è nata per l’Europa"
LA STAMPA (G. BUCCHERI) - Una divinità greca a Roma. Lo hanno urlato dentro alle radio capitoline mentre Kostas Manolas sgranava gli occhi in mezzo al campo, quando il Barcellona veniva spinto fuori dalla Champions grazie a un suo gol. L’Europa giallorossa non era così bella da 34 anni e può diventarlo ancora di più se l’ostacolo Liverpool venisse saltato.
Quante volte ha rivisto, o rivissuto, l’attimo in cui con un suo colpo di testa la rimonta impossibile contro il Barcellona era compiuta?
«Tante, ma tutte subito dopo la partita. Poi, basta».
Basta?
«Se ti fermi a pensare che hai toccato il punto più alto della tua carriera sei finito: io, nella testa, ho altro».
Vederla correre sul prato dell’Olimpico con quello stupore, a noi italiani ha ricordato l’urlo mondiale di Tardelli.
«C’era tanta pressione, volevamo fare qualcosa di incredibile. Ho esultato così».
Poi, le lacrime in panchina al fischio finale…
«Una liberazione. Anche perché temevo che, dopo la mia rete, il Barcellona potesse segnare e vanificare tutto quello che avevamo costruito durante la partita».
Nella sua testa c’è altro. Le hanno raccontato cosa significa il Liverpool nella storia della sua Roma?
«Sì. So benissimo che, diversi anni fa, ci hanno battuto ai rigori nella finale di Coppa dei Campioni all’Olimpico».
Che rapporto c'è con Salah?
«Ottimo. Momo è un ragazzo straordinario. Una persona perbene e, poi, ha il sorriso sempre stampato sul volto. Mi piace».
Il segreto per fermarlo?
«Lui è veloce. Molto veloce. Ma lo sono anch’io (sorride, ndr)».
Nessuna blindatura, quindi?
«No, ma gioco di squadra sì. Se abbiamo fermato il Barcellona di Messi, possiamo fermare il Liverpool di Salah: non sarà facile, ma siamo pronti».
Martedì primo round delle semifinali ad Anfield. Ci è mai stato?
«Una volta, in amichevole con l’Olympiacos. Stiamo parlando di uno stadio dove si respira un’aria diversa».
Diverso sembra essere il vostro atteggiamento in Europa rispetto a un campionato arricchito da troppi alti e bassi.
«In campionato dovremmo avere almeno sette o otto punti in più. Ma è vero: quando giochiamo in Champions è come se avessimo stimoli maggiori».
Atletico e Chelsea messi alle spalle nel girone. È nata là la convinzione di poter sfidare tutti alla pari?
«No. La nostra convinzione nasce dalla filosofia di gioco che ci trasmette l’allenatore: la Roma non deve mai cambiare il modo di pensare».
Di Francesco lo ritiene un tecnico moderno?
«Europeo. Ci chiede sempre di provare a dominare la partita con pressing alto e intensità. E in Europa si va avanti così».
Ci racconta come, e quando, è nata la Roma anti-Barcellona nella versione mai vista?
«All’allenamento del lunedì. A 48 ore dalla gara con il Barcellona, il giorno dopo la sconfitta con la Fiorentina in casa».
Difesa a tre, due trequartisti dietro a Dzeko...
«Cambiava il sistema di disporci in campo, non, come detto, la nostra filosofia»
Oltre a suo zio, a chi si ispira?
«Mi piace Cannavaro. Ma io non vincerò mai il Pallone d’oro come lui».
Vincere la Champions è solo un sogno?
«Siamo fra le migliori quattro e, a questo punto, non ci sono favorite».
E, allora, chiuda gli occhi e si immagini con la coppa fra le mani a Kiev. Roma impazzirebbe...
«Pensiamo al Liverpool».
Cosa teme di più dei ragazzi di Jurgen Klopp?
«La loro freschezza e imprevedibilità».
Torniamo alla notte della rimonta impossibile. L’hanno chiamata dalla Grecia?
«Tutti. Troppi: a me non piace stare al centro dell’attenzione per quello che ho fatto, ma farlo ancora. Non ho voluto parlare con nessun giornalista del mio Paese, quotidiani o tv».
Il messaggio più bello che ha ricevuto dopo il colpo eliminazione al Barcellona?
«Da mia madre. Mi ha scritto: sono orgogliosa di te».
A proposito di messaggi. Ve ne scrivete con l’amico Salah?
«Certo. Gli faccio spesso i complimenti per la stagione straordinaria che sta facendo».
L’ultimo?
«Mi ha chiesto come sto. Anzi, in queste ore, me lo chiede spesso».
Ha paura di sfidarla?
«Si informa...». (sorride, ndr)
Manolas, una divinità greca nella Capitale. Le piace?
«L’ho sentita. Sì mi piace, come il racconto su Roma Tv...»