La penna degli Altri 26/04/2018 14:50
La triste notte dei leader
IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - I decadenti di ieri saranno eroi di domani. Barcellona docet. È il cerchio della vita, più che mai dello sport. Manolas e De Rossi, quelli dell'autogol al Camp Nou, poi quelli del gol della passione, della fantasia (Roma) che sconfigge il potere (Barcellona) e che conduce al sogno, ora (apparentemente) infranto. Infranto proprio perché quei big, alcuni di quegli eroi, hanno steccato sul più bello. Decadenti, appunto, ad Anfield. Ma poi c'è la rivincita, con l'andata da rimuovere, con tutto il terrore che ha portato addosso alla Roma, a molti dei suoi leader. Manolas, colto dalla paura, non sembrava quel gorilla rabbioso che sbatteva i pugni sul petto dopo la zuccata del tre a zero col Barcellona. Quella notte è entrata nell'anima, ma doveva restare per la grande occasione di Anfield, invece niente. Rigetto. Moscetto Kostas, a rilento Daniele, spaesato Kevin, anche lui gigantesco lo scorso 10 aprile. Il boato ininterrotto di Anfield ha colto all'improvviso tutti quelli da cui ti aspettavi la lotta, il vigore, l'energia. Manolas, Strootman, De Rossi, ma non solo loro. Pochissimi quelli all'altezza, e alla fine nemmeno troppo. Prendersela con Juan Jesus non ha senso, sì lui per primo doveva stoppare l'amico (del giaguaro) Momo, ma se i compagni non gli stanno vicino, se Kolarov non gli dà una mano, finisce male. E infatti è finita male, con Jesus primo responsabile di diritto. Dici, ma come, ha fermato Messi e non poteva bloccare Salah? No, se la squadra non è una squadra. Questo era il primo comandamento di Di Francesco e di tutti alla vigilia. Teoria. Comandamento disatteso dai discepoli. Quelli che per una sera il pallone brucia, quelli che ad Anfield è impossibile giocare etc etc. Florenzi sbaglia la giocata - per dirla alla Di Francesco - leggibile, e in difficoltà vanno anche gli eroi. Kolarov aveva il petto in dentro e non in fuori come al solito, timidino con la palla nella metà campo del Liverpool, pressoché assente quando bisognava tappare qualche buco creato dai tagli e dalle ripartenze avversarie. Possibile che l'altra sera sembravano tutti così piccoli, inermi? Giovani, vecchi, esperti, talentuosi. Perché? Dagli occhi della tigre allo sguardo del micio. Capita.
NO BOCCIATI C'è una rivincita, non è aria di bocciature fragorose. Perché sono gli stessi colpevoli che dovranno provare a diventare i trascinatori-traghettatori per Kiev. E sorprendere ancora. Anche se qualcuno - in vista del ritorno - pagherà, inevitabilmente. Immaginiamo che non venga data, per la gara di ritorno, la stessa fiducia concessa a Under. Un duello con Schick, vinto nella teoria dal turco (titolare deludente), ma nella pratica dal ceco (subentrato ma più reattivo), ci dice il nome dell'attaccante che finirà al fianco di Dzeko per Roma-Liverpool. Patrik non ha esaltato, però è andato meglio, è apparso un pochino più caratteriale e non si è perso subito nel red di Anfield. E' chiaro che nel mischione degli eroi finisce inevitabilmente Alisson, portiere fantastico, l'altra sera non impeccabile. Cinque gol, per chi gioca in una squadra medio alta, si incassano raramente. Forse due, tre volte in carriera. Qualche uscita a vuoto, poca sicurezza fornita, contrariamente a quanto avviene di solito, a un reparto già terrorizzato di suo. Anche lui, male a Barcellona, bene all'Olimpico. Studia da eroe per il bis, come gli altri. Spinti da un orgoglio ferito, pronto a rimettersi in quota. Un po' tutti.