La penna degli Altri 28/03/2018 14:40

Ore 17.42: così nasce il calcio secondo Francesco

totti bergamo

«Mamma, lasciami i soldi per la merenda». «Va bene, ma non comprare le solite schifezze». «Tranquilla mamma». E via in edicola, per la merenda ci si arrangia, come tutti i lunedì in cui vince la Roma. Eccola, la Gazzetta del 29 marzo 1993, che titola «Signori come Rossi».(...) Al nostro interessa di più pagina 12, «la Roma esce dal mistero», cronaca di un (in)dimenticabile Brescia-Roma 0-2. Vallo a sapere che l’Evento era nascosto nel tabellino: «Esordio in Serie A per il sedicenne ». (...) Quarantadue minuti dopo le diciassette, perché la notte prima era tornata l’ora legale: le partite, tutte insieme alla domenica, iniziavano alle 16 e le vittorie valevano due punti. È in quel momento che parte il calendario d.T., dopo , giusto per dare un riferimento a chiunque oggi voglia fermarsi un attimo al lavoro per ripensare a 25 anni fa. Si scherza, o forse no. Di certo il pomeriggio prima di quel giorno zero il ragazzino, in trasferta con la Primavera ad Ascoli, aveva vinto da solo la partita già nel primo tempo. A Luciano Spinosi, tecnico dei ragazzi, arrivò una telefonata nell’intervallo: «Fallo uscire, deve andare con la prima squadra a Brescia». C’era da capirlo, Vujadin Boskov, allenatore di una Roma senza arte né parte a metà classifica, eliminata dalla CoppaUefa e con un presidente, Giuseppe Ciarrapico, in galera a Regina Coeli. Il 31 marzo la squadra si sarebbe giocata la vita nel ritorno della semifinale di Coppa Italia col Milan degli Invincibili, eppure battuti all’andata: dunque , parolone appena affacciatosi in Serie A ma così necessario a Brescia. A gara vinta, minuto 87, Sinisa Mihajlovic fa la cosa migliore di una giornata che pure aveva condito con un gol e un assist (per Caniggia). Si gira verso la panchina e a Boskov, il suo padrino,suggerisce: «Fai entrare il ragazzino». (...)  E qualcosina, Boskov, l’aveva intuito: « è bravissimo e meritava questo premio. Bisogna puntare più sul vivaio che sul mercato», disse zio Vuja quel pomeriggio. (...) Carattere che ha speso altre 785 volte con la maglia della Roma, dopo quel pomeriggio lombardo. Ha continuamente annaffiato il suo talento con 307 gol, s’è preso gioco degli avversari con quegli occhi dietro la testa, buoni per immaginare un corridoio dove gli altri vedevano un muro. Ha vinto uno scudetto e riscritto una parola del vocabolario: cucchiaio, credete ancora sia una posata? Ha fatto gol in 43 città del mondo, a 62 club diversi e a una nazionale, l’Australia, che gli italiani pensavano fosse terra buona solo per i viaggi di nozze, non popolo in grado di ostacolare la corsa verso il Mondiale 2006. Della Roma sarà sempre il , eredità che ha materialmente raccolto da Aldair ma nel suo immaginario dall’idolo Giuseppe Giannini: «Esserlo stato del più grande numero 10 della storia della Roma è un orgoglio – ricorda spesso il Principe, il capitano di quel 28 marzo 1993 –. Lo vidi a Trigoria la prima volta a 15 anni, capii in un secondo che era di un altro pianeta». (...)

(gasport)