La penna degli Altri 04/03/2018 16:04
La Roma torna magica. Il Napoli crolla quando meno te l’aspetti
LA STAMPA (M. DE SANTIS) - Vede il Napoli e, a sorpresa, la Roma rinasce. Colpo grosso giallorosso al San Paolo: poker alla capolista (virtuale) e sorpasso sulla Lazio. La Juve ringrazia sentitamente: la striscia vincente del Napoli finisce nel modo più brusco, e forse anche inaspettato, dopo 10 vittorie di fila (11 risultati consecutive). Cose che possono succedere dopo un bottino marziano da 120 punti raccolti su 138 (con 38 vittorie, 6 pareggi e 2 sole sconfitte) nella precedenti 46 partite di campionato, ma che complicano non poco i piani azzurri di fuga e di scudetto. Under, una doppietta di Dzeko e la zampata di Perotti fanno capire, nonostante i problemi degli ultimi tempi, che c’è ancora un cuore che batte, nonostante sedici punti di distanza dalla vetta e il dirottamento nella lotta per un posto in Champions, nella Roma di Di Francesco.
Niente calcoli. Subito a viso aperto, senza fare troppi complimenti. Forse un inizio del genere, con un continuo botta e risposta da una parte e dall’altra, è proprio figlio della magia di Dybala all’Olimpico. Azzurri belli, geometrici e spettacolari come consolidata consuetudine della giostra di Sarri; giallorossi ordinati, intelligenti e capaci di pressare alto come nei sogni di Di Francesco.Sembra quasi un luna park del calcio spettacolo: un’occasione, un tiro a testa e vediamo chi fa centro. Primo giro, senza successo, inaugurato da Perotti e Insigne. Al secondo, a distanza di sessanta secondi, vanno a bersaglio prima Insigne, con un colpo da biliardo collettivo innescato da Mario Rui, e poi Under, al sesto centro in sei gare con un pallonetto maligno (deviato da Mario Rui). No, questa non è la Roma molle e sfilacciata degli ultimi tempi: stavolta, aiutata da un’inaspettata leggerezza nella testa e nelle gambe, è tutta un’altra cosa. Si chiude bene, abbassa il baricentro (4-5-1 in fase difensiva), limita i rifornimenti a Jorginho, lascia fuori giri Zielinski e quando ha qualche problema, soprattutto con Insigne, può sempre contare su Alisson. Il Napoli, specchiandosi un po’ troppo nella sua bellezza, non si accorge di essere finito in trappola. Realizza, con colpevole ritardo, di aver fatto la fine del topo con il gatto solo dopo essere andato sotto per un’incornata di Dzeko. Neanche troppo tardi, ma senza mai avere in testa un cambio di ritmo dal canonico spartito sarriano.
Una vera e propria pacchia per la Roma, ritornata finalmente ad essere una squadra in tutto e per tutto. Linee strettissime tra i reparti, centrocampo folto, spirito di sacrificio: i sogni di Di Francesco continuano a rimanere realtà anche per tutto il secondo tempo. Tanto il Napoli, come nel bene, non cambia neanche nel male: Insigne predica nel deserto, Alisson fa sempre e comunque buona guardia. Dall’altra parte, invece, si aprono praterie inaspettate per gli operai specializzati giallorossi. Dzeko, con un sinistro d’autore, e Perotti, sfruttando uno sciagurato disimpegno di Mario Rui, firmano il poker, sporcato nel finale da Mertens, che vale il sacco del San Paolo. Impresa, in questa stagione, riuscita fino a ieri solo a Juve, Manchester City, Atalanta e Lipsia. Lacrime napoletane, sorrisetti (ma anche rimpianti per quello che poteva essere e non sempre è stato in questa annata) romanisti.