La penna degli Altri 08/01/2018 13:40
La resa dei conti in casa Roma, via Strootman e chi ha deluso. Un caos iniziato con De Rossi
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - A questo punto, qualcuno pagherà. La sconfitta con l’Atalanta dalla Roma e dai suoi vertici è stata vissuta come un trauma. Anche ieri, tra i dirigenti spettatori della sconfitta della Primavera a San Siro nella Supercoppa contro l’Inter, la parola più inflazionata era una: “dubbi”. Ne hanno una marea, a Trigoria. Più che per il risultato in sé, per l’approccio della squadra. Dopo una settimana di richiami alla professionalità, all’impegno e all’appartenenza, nessuno s’aspettava una gara come quella: sciatta, senza nerbo. E mai come stavolta, il trio dirigenziale, Baldissoni, Gandini e Monchi ha identificato nei giocatori i responsabili. Encefalogramma piatto, nessuna reazione nemmeno istintiva. La «crisi», così l’ha definita il ds spagnolo, verrà analizzata in queste ore in un vertice a Londra con il presidente Pallotta, in Europa per seguire le gare del tour inglese dell’Nba, con i suoi Boston Celtics impegnati giovedì contro Philadelphia. Soldi per il mercato non ce ne sono, ma la priorità individuata dai dirigenti è altra: vendere. Dopo l’illusione iniziale, il crollo del rendimento ha fatto sorgere la convinzione di aver sopravvalutato alcuni elementi della rosa. Fare delle scelte è indispensabile e «al momento» non riguardano il tecnico Di Francesco. Partirà chi non ha reso, ma ancora di più chi ha mercato, può garantire fondi da reinvestire e a Roma fatica a rendersi utile. E tutto porta al nome di Kevin Strootman. Tra i peggiori contro l’Atalanta al punto di dire «non ho mai giocato così male» . Un rapporto complicato con l’allenatore per un ruolo che non è il suo, può andar via subito: agenti sondano il mercato inglese. Pellegrini ha offerte importanti, anche dall’Italia, e una clausola per l’estate: la Roma non vuol cederlo, servirebbero 35 milioni. Nainggolan piace in Cina: non ci andrà. Sub judice Peres, Gonalons, Under, Gerson, Emerson. La stagione romanista ha iniziato a precipitare alle 16.25 del 26 novembre: quando una sberla di De Rossi a Lapadula regalava il pari al Genoa e interrompeva la striscia di 5 vittorie di fila della Roma. Che da quel giorno ha vinto solo 2 volte (una col Cagliari in circostanze sospette al 95’), con altrettanti pareggi e sconfitte, uscendo pure dalla Coppa Italia. Raccontano che dopo quel giorno qualcosa sia cambiato tra i calciatori: che qualcuno abbia vissuto male quei punti persi e l’abbia fatto notare. C’è stata poi l’esibizione pubblica di Nainggolan a capodanno: la sua esclusione dalla partita con l’Atalanta, è parsa a tanti il detonatore capace di innescare quel crollo. Eppure il giorno prima, nello spogliatoio, nessuno aveva mostrato di non essere d’accordo ( anzi), nemmeno Nainggolan. Che poco dopo il fischio finale di Guida sabato all’Olimpico, era su un volo per le Maldive. E come lui pure De Rossi, Florenzi e tanti altri. Fuga lampo dai guai: in campo, è da tempo che non corrono più così.