La penna degli Altri 27/01/2018 14:55
Con palate di sterline il Chelsea fa la spesa al supermarket Italia
IL GIORNALE (L. TALOTTA) - Un lungo e costoso amore, dalle radici antiche, che spesso ha avuto in cambio vittorie storiche e ricordi indelebili. Il Chelsea e la Serie A, un matrimonio che si è saldato nel tempo e che si rinnova di anno in anno. Grazie, soprattutto, agli ingenti investimenti economici del club inglese nel nostro campionato. Sembrano lontanissimi i tempi in cui i vari Desailly, Deschamps, Casiraghi, Dalla Bona, Zola, Di Matteo, Vialli e Gullit, terminata la loro esperienza italiana, optarono per lo sbarco in terra d’Albione attratti più dalle sonanti sterline con lo stemma di sua maestà impresso che da un progetto sportivo ben definito. Ex calciatori che, però, diedero il via di fatto ad una vera e propria epopea vincente, che con l’arrivo alla presidenza di Roman Abramovich ha trovato uno sfogo irrefrenabile, un patrimonio incredibile da poter investire e i primi successi anche in campo internazionale; guarda caso conquistati proprio con due tecnici italiani in panchina (la Coppa delle Coppe 1998 con Gianluca Vialli e la Champions League del 2012 con Roberto Di Matteo), a consolidare ancora di più un connubio saldo e duraturo. Ma il Chelsea, oltre ad aver sempre apprezzato i tecnici del nostro paese (vedi anche le esperienze in anni recenti, con alterne fortune, di Ranieri, Ancelotti e ora Conte), dalla Serie A ha spesso ingaggiato campioni o presunti tali a suon di milioni di euro: solo nel nuovo millennio, infatti, ne ha spesi qualcosa come 273.
Ne è passata di acqua sotto i ponti dai cinque versati nelle casse del Vicenza per accaparrasi Ambrosetti, passando per i 43 che si sono resi necessari per convincere il Milan, a suo tempo, a privarsi di uno Shevchenko che rimpiangerà per sempre la sua scelta. Di mezzo gli arrivi di Crespo (dall’Inter per 26 milioni) e Mutu (dal Parma per 19), solo per citare i più clamorosi. In tempi più recenti, poi, il club inglese fece le fortune della Fiorentina, che sborsò 54 milioni per ingaggiare Cuadrado (31) e Marcos Alonso (23); e poi i “colpi” Davide Zappacosta, arrivato per 25 milioni dal Torino, e Antonio Rüdiger, per il quale è stato staccato un assegno da 35 milioni intestato As Roma. Due giocatori che, ad oggi, scaldano la panchina del club gestito da Antonio Conte. Un conto che si sarebbe potuto arricchire ulteriormente con gli 80 milioni messi sul piatto per convincere il Real Madrid a privarsi di Alvaro Morata, reduce però da un campionato di alto profilo nella Juventus ma rientrato in Spagna per fine prestito. E ora i 50 milioni per Emerson e Dzeko, corollario di una storia d’amore cominciata in tempi lontanissimi; che non sembra avere ancora scritto la parola fine, nonostante l’attuale faida esistente tra il club e lo stesso Antonio Conte: l’ex tecnico della Juventus, nella conferenza stampa di ieri, si è dichiarato felice di essere ancora sulla panchina londinese, anche se l’espressione del suo viso non era proprio quella di una persona entusiasta. Che il matrimonio sia agli sgoccioli? Di certo però, l’ex ct della nazionale italiana ha già battuto un record, visto che in media con Roman Abramovich gli allenatori resistono 490 giorni: è già arrivato a quota 571, un vero privilegiato. Finisse oggi la sua avventura, potrebbe concludersi comunque senza rimpianti, visto che in un anno e mezzo ha già conquistato una Premier League, quarto tecnico azzurro a riuscire nell’impresa dopo Ranieri, Ancelotti e Mancini.