La penna degli Altri 26/01/2018 13:15
Adesivi Anna Frank: niente stadio chiuso, solo una multa
IL MESSAGGERO (E.BERNARDINI) - Appiccicare adesivi con il volto di Anna Frank come sfottò costa 50 mila euro. Non ai tifosi responsabili ma alla Lazio. Nessuna partita a porte chiuse all’Olimpico contrariamente a quanto chiedeva il pm Giuseppe Pecoraro (2 turni) che ha deciso di fare ricorso. Questa la decisione del Tribunale federale nazionale della Figc, presieduto da Cesare Mastrocola. «Non vi è dubbio che la gravità dei fatti esposti sia tale dal dover essere oggetto di forte e decisa censura da parte di questo Collegio», spiegano i giudici nel dispositivo, sottolineando che «è stato dimostrato che la Società ha posto in essere tutte le misure idonee e previste dalle normative vigenti per garantire efficaci misure di controllo».
LE MOTIVAZIONI Il Tribunale «ritiene non sussistano i presupposti per infliggere la sanzione della disputa di due giornate a porte chiuse in quanto, in tal modo, verrebbe penalizzata la quasi totalità della tifoseria laziale per il becero comportamento di soli venti persone, subendo un danno economico derivante dalla mancata possibilità di assistere alle gare della propria squadra del cuore, soprattutto per coloro che sono in possesso di abbonamento». Bene e allora viene da dire: che senso ha dare la multa al club? Per altro il minimo edittale? Nessuno. Se si voleva dare una punizione si è sbagliato il risultato, così come se si voleva assolvere la Lazio dalle proprie responsabilità. Perché così facendo una responsabilità si riconosce e viene scaricata esclusivamente sulle casse biancocelesti. E come si evince nel dispositivo il Collegio non riconosce la responsabilità oggettiva al club. Istituto che, al di là di questa sentenza, dovrà per forza essere rivisto.
VEDUTE DIFFERENTI La richiesta dell’ammenda fatta dal procuratore Pecoraro serviva a perseguire fino in fondo la responsabilità oggettiva del club di Lotito che era ricorso all’escamotage del cambio di curva per “aggirarne la chiusura”. La posizione del patron laziale era stata archiviata dalla Procura federale ma non è passata inosservata. Una mano più dura con i tifosi ( due turni) per dare un segnale forte. Segnale non recepito dal giudice. «Questione di differenti sensibilità» fanno sapere dalla procura. La verità è che Pecoraro e Mastrocola, per usare un eufemismo, non sono molto in sintonia. Era già accaduto nel processo sportivo contro la Juventus e Agnelli: la richiesta di 30 mesi venne ridotta a poco più della metà. E così qualcuno ha già ripreso a definire il Tribunale federale col vecchio appellativo di scontificio.