La penna degli Altri 31/12/2017 16:47
IL PUNTO DELLA DOMENICA - Bocci: "La Roma cede il passo", Damascelli: "I giallorossi si fanno del male", Sconcerti: "Si sente l'assenza di Dzeko"
L'ultima giornata di campionato sembra aver segnato un solco tra Napoli e Juventus e il resto delle inseguitrici. Roma, Lazio e Inter, che hanno raccolto soltanto un punto, infatti non tengono il passo di bianconeri e partenopei e il rischio sempre più concreto sembra essere quello di assistere ad una lotta scudetto a due nel girone di ritorno con il resto delle 'big' a lottare per un posto in Champions League.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
LA GAZZETTA DELLO SPORT - A. BOCCI
L’ultima giornata dell’anno calcistico dice che è stato e sarà un campionato più combattuto perché il duello fra le prime due è vivissimo, ma il resto del gruppo si è sgranato. Cede il passo la Roma, con Di Francesco che chiama in causa lo psicologo e si auto-chiama fuori dal giro scudetto. «Ci manca qualcosa», dice. Si annullano Inter e Lazio, perdendo terreno dalle prime due. Il punto conquistato contro Inzaghi serve a Spalletti per tamponare l’emorragia, ma i fischi di una parte della tifoseria sono piuttosto sorprendenti. L’Inter è in serie negativa, però fino a poco tempo fa era in lotta per lo scudetto. Si è scottata con il fuoco dello Juventus Stadium, ma partiva qualche gradino più in giù rispetto alle favorite Juve e Napoli, e l’obiettivo dichiarato era un posto nella prossima Champions League ancora più che possibile. La pazza Inter è abituata a farsi male da sola, ma l’aria nuova che si è sentita in questi mesi dovrebbe aver ossigenato molti cervelli.
IL GIORNALE - T. DAMASCELLI
La Juve a Verona ritrova la gioia, nel senso di Dybala e tiene il passo della capolista, la loro è fuga per la vittoria. L'Inter, invece, non vince più, Spalletti pensi agli spaventati, i suoi, piuttosto che agli spaventatori e aggiorni il proprio dizionario stravagante e infantile. Lazio accademica ma punto pesante, la Roma si fa di nuovo male, pareggia con il Sassuolo, perde il treno delle prime, spreca occasioni e smarrisce, forse mai ha trovato, Schick.
IL MESSAGGERO - M. CAPUTI
Almeno per le prime due posizioni, la classifica non mente. Anche se vale poco, il Napoli merita il titolo di campione d'inverno, oltretutto nell'anno solare è la formazione che ha fatto meglio: 99 punti, senza mai perdere in trasferta (18 vittorie e 2 pareggi). La Juventus ha impiegato tempo per trovare il migliore equilibrio, ma ora insegue temibile e minacciosa, forte di una rosa straordinaria. Inter, Roma e Lazio stanno perdendo terreno e il girone d'andata si chiude evidenziando come la superiorità di Napoli e Juventus sia frutto di certezze tecniche e tattiche che partono da lontano: tre stagioni per la squadra di Sarri e ben sei per i bianconeri. Il campionato assiste alla sua prima vera grande svolta con probabile testa a testa per lo scudetto e le altre tre formazioni in lotta per le due restanti posizioni Champions. In questo momento, tra le tre inseguitrici, la Lazio è quella che sta meglio. Anche a Milano ha dato prova di personalità con un gioco ben delineato e convincente, le è mancato solo il gol. Inzaghi può contare su indiscusse qualità tecniche alle quali ora può aggiungere quella di Felipe Anderson. Senza alcuni torti arbitrali la classifica avrebbe un peso assai diverso. Inter e Roma vivono invece un periodo di evidente involuzione. I nerazzurri scarseggiano nelle soluzioni e il gioco di Spalletti in realtà non si è mai visto. Se alcuni interpreti come Icardi o Perisic latitano, tutto diventa maledettamente complicato. Il pareggio con il Sassuolo ha certificato come la Roma, dal derby in poi, abbia perso smalto e incisività. Da stabilire se il problema sia fisico o tattico, di certo non riguarda solo l'attacco, tutta la squadra ha perso il filo. A Di Francesco il compito di riannodarlo in tempi brevi.
CORRIERE DELLA SERA - M. SCONCERTI
(..) La Roma ha perso Dzeko, le servono quattro giocatori per fare quello che faceva lui da solo appena un anno fa. Oggi è con un gol nelle ultime 13 partite. Non è un buon gioco quello che isola il miglior attaccante ad aiutare gli altri. Sono gli altri che di solito aiutano chi sa segnare. È stato ieri bocciato duramente anche Schick, ma anche qui le parti erano rovesciate. Non tocca a Dzeko lanciare Schick, è viceversa. Di Francesco è molto bravo, anche troppo sincero, ma c’è un piccolo Zeman dentro di lui che lo rende attaccato a una sola idea. (..)
LA REPUBBLICA - M. CROSETTI
(..) Sembrava un torneo più aperto e forse lo sarà, intanto siamo ancora a quelle due, le più forti, la Juve che cerca il settimo sigillo e il Napoli che cerca il modo di impedirlo. Conoscendo le attitudini primaverili bianconere e considerando il fastidio che i giovedì di Europa League potrebbero provocare al Napoli, che possiede comunque una rosa inferiore come numero e qualità, è ipotizzabile il solito finale, anche se non pensarci rende più viva la giostra. Ci corrono una Lazio sempre più forte, allenata benissimo anche se Inzaghi non dovrebbe cominciare a lamentarsi come un vecchio trombone, e una Roma non tagliata fuori e molto stimata dagli avversari: non di rado, chi l’affronta poi dice che è la migliore e ci sarà un motivo. Da rivedere l’Inter, sempre esangue il Milan ma con lievi segnali vitali dopo la Coppa Italia. E finalmente la prima vittoria del Benevento. Venti squadre in A ci possono stare, non è quello il problema. Cambiamo certi capi semmai. Presto, che è già tardi.
IL TEMPO - T. CARMELLINI
La Roma si butta via. Di nuovo. Pareggia in casa con il Sassuolo, perde contatto con le due di testa (dopo il Napoli nell’anticipo, ieri sera vince anche la Juve a Verona) e resta a due punti dall’Inter (con una gara da recuperare) solo grazie al pari a reti inviolate arrivato nel pomeriggio da San Siro tra la squadra dell’ex Spalletti e la Lazio. Ma più della classifica, che comunque mostra tutta l’involuzione di questo gruppo, continua a preoccupare l’anemia offensiva di una squadra alla quale mancano i gol degli attaccanti: nonostante ieri abbia giocato col «doppio» bomber. Di Francesco, che ha il polso dello spogliatoio e capisce meglio di chiunque altro il momento dei suoi uomini, lo aveva probabilmente intuito e alla vigilia non ci aveva girato attorno. La frase «dobbiamo diventare cattivi come la Juventus» è la sintesi dell’ultimo pomeriggio di calcio giocato all’Olimpico nel 2017. La Roma ha tenuto palla, è andata in vantaggio con un gol del giovane Pellegrini che il tecnico aveva non a caso preferito a Strootman, ma poi non è riuscita a chiudere il discorso contro un Sassuolo che ha sicuramente meno qualità ma ieri ha mostrato molta più voglia dei giallorossi. Un tema che torna in voga, che rispolvera vecchi tormentoni e innesca meccanismi mentali contorti sulla fatica dei romanisti ad andare in gol, a restare concentrati, a spingere come hanno fatto poi (inutilmente) negli ultimi affannosi minuti di gara. Il problema era e resta sostanzialmente il gol. Dzeko non segna da un mese e dal 18 ottobre scorso ha realizzato una sola rete: contro la Spal. Un po’ poco per un attaccante che lo scorso anno aveva vinto la classifica cannonieri in Italia (29 gol) e in Europa (per un totale di 39). C’è poi il caso Schick, giocatore contro il quale non c’è accanimento, ma che per meritare una maglia da titolare deve iniziare a dimostrare qualcosa: Di Francesco gli ha dato fiducia, almeno fin quando ha potuto, poi anche lui s’è arreso e l’ha cambiato con El Shaarawy (meglio, molto meglio). Dice: era influenzato, vabbè ma allora poteva restare a casa, perché i punti persi per strada con squadre di questa fascia, alla fine dell’anno faranno inevitabilmente la differenza. Se a tutto questo si aggiunge l’innesto della Var, la frittata è fatta. Altro record romanista, due gol annullati nella stessa partita: per altro entrambi giustamente. Millimetrico il fuorigioco di Dzeko (ma c’era), così come ininfluente il blocco di Under prima del gol di Florenzi che però l’arbitro considera giustamente «facente parte dell’azione». Eppoi dice che con la Var non emoziona più… qualcuno vada a dirlo a Di Francesco. Questione di stile.