La penna degli Altri 03/11/2017 13:25
Non solo Ghoulam, la A è in ginocchio
LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Quando alla mezz’ora di Napoli-City il dottor De Nicola ha guardato negli occhi Ghoulam aveva già capito cosa fosse successo al suo ginocchio. La sentenza è arrivata ieri, dopo il consulto con il professor Mariani che oggi lo opererà. «Rottura del legamento crociato anteriore»: l’infortunio più temuto dai calciatori – almeno 4-5 mesi di stop – è diventato uno dei più frequenti. A Napoli ci sono già passati 2 volte con Milik. La Roma è addirittura arrivata a 11 casi in due anni, l’ultimo Karsdorp. E poi Inter, Sassuolo, Crotone: a 4 mesi dall’inizio della stagione la serie A è al 7° legamento saltato, contro i 5 in Spagna, 4 in Germania, 2 in Inghilterra e 1 in Francia. In tutto 19 lesioni. Furono 9 in tutta Europa nel 2015-16, secondo uno studio Uefa del professor Jan Ekstrand: la certificazione di un aumento esponenziale. La colpa? Delle scarpe: anzi, dei tacchetti moderni, stretti e lunghi per far presa sul campo. «Le scarpe di oggi inchiodano sempre di più il piede al terreno. Ma così se hai una torsione brusca, il ginocchio può subire un danno», spiega il dottor Riccardo Ciatti, specialista del ginocchio e assistente del professor Mariani con cui ha operato oltre 1.200 atleti professionisti. Ora pure i produttori di scarpe pensano al passo indietro: «Quando c’erano i tacchetti tondi, meno performanti – aggiunge – una torsione si scaricava su piede e caviglia e si stressava meno il ginocchio». Ma una sola causa non c’è: «Questo infortunio – continua Ciatti – è multi fattoriale. I terreni di gioco non sono standardizzati: ci si allena e si gioca su campi diversi, le risposte elastiche sono diverse e creano stress che possono confondere il corpo. Le stimolazioni in allenamento poi sono sempre maggiori, mirate al massimo della performance, e vanno a scapito del corpo umano. Si lavora per accelerare i ritmi di gioco, si sviluppa la massa muscolare senza curare l’atletizzazione, le partite aumentano e s’ignorano i segni di stanchezza. Ma se sei stanco controlli meno il tuo corpo: basta una piccola distrazione e sei fatto». I medici la chiamano “propriocezione”, è la capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e consente di evitare movimenti pericolosi. «E va allenata», spiega il professor Marco de Angelis, fisiologo con 20 anni d’esperienza all’istituto di medicina del Coni. «I giocatori spesso si fanno male da soli, il segno che non hanno bagaglio motorio, quello che consente di decidere inconsciamente in un istante la posizione corretta da adottare per prevenire un infortunio. Va allenata, ma in modo corretto, ad altissima frequenza di stimoli. Ma incide pure l’infanzia: rispetto ai bambini di 20 anni fa che crescevano giocando in strada e abituavano la reattività istintiva, i giovani di oggi sono più sedentari, e se hanno la fortuna di diventare professionisti ne risentono». C’è poi un fattore anatomico (un ginocchio che si estende più della media ha più possibilità di saltare), uno anagrafico (se ti rompi prima dei 20 anni, la ricaduta è probabile). E una questione di tempi: le rotture del legamento si concentrano nell’ultimo mese della stagione – tra fine aprile e fine maggio ne sono saltati 9, 3 in Germania e 2 in Italia, Spagna e Inghilterra – e in autunno: Ghoulam non è solo.