La penna degli Altri 26/11/2017 15:07
La ricetta del Balla: "Ma quale scossa, il Genoa è risorto grazie al lavoro"
LA REPUBBLICA (G. ADAMOLI) - Se non volete fare arrabbiare Ballardini, non ditegli che il suo arrivo ha rappresentato una scossa per il Genoa. Lui, solitamente così pacato, potrebbe anche rispondere male: «Mi sembra riduttivo, non capisco a cosa si alluda quando si parla di scossa. È una parola che tradurrei in lavoro. Ci vuole della sostanza, non c’entra niente la scossa. Uno arriva e porta le sue idee e i suoi metodi di allenamento. Scossa non mi sembra davvero il termine giusto». E nemmeno chiedetegli se ricorda il famoso 4 a 3 del 20 febbraio 2011, quando sulla panchina del Genoa c’era lui e su quella della Roma Ranieri che però a causa di quel risultato saltò il giorno dopo, lasciando il posto a Montella. «Impossibile dimenticare quella partita. Eravamo sotto tre a zero, devo dire immeritatamente. È finita quattro a tre per noi. Ma quella partita è una partita irripetibile e che comunque non c’entra niente con questa che dobbiamo giocare adesso».
Il ritorno di Ballardini a Marassi dopo quattro anni e mezzo coincide con una partita particolarmente difficile. Anzi, quasi impossibile. «Il piacere di tornare è grande – confida – Ma sono così concentrato sulla partita che non mi posso concedere quelle emozioni che pure certamente ci sono». Come si prova a fermare la Roma? Intanto, poi sarà il campo a stabilire se si è stata la scelta giusta, impostando la partita esattamente al contrario di come avrebbe fatto Juric, che contro le grandi squadre di fatto giocava ad uomo: «Niente duelli individuali a tutto campo. Meglio evitarli, se ci dovessimo limitare a voler vincere solo quelli, non ci sarebbe molta partita. Dovremo piuttosto essere attenti, chiari, decisi e avere una sana cattiveria. E sopratutto essere bravi in tutte e due le fasi di gioco, quella di possesso e quella di non possesso».
Gli undici saranno sicuramente quelli scesi inizialmente in campo domenica scorsa a Crotone, potrebbe però invece cambiare il modulo passando dal 3-5-2 al 4-3-1-2. Anche perché contro un tridente forte come quello della Roma sarebbe buona regola difendere a quattro. Ballardini, però, sembrerebbe intenzionato a confermare una difesa molto munita centralmente. «Non cambieremo – spiega – il modo di interpretare tatticamente la partita. La Roma, infatti, oltre ai tre attaccanti ha anche centrocampisti straordinari molto bravi negli inserimenti frontali. È una squadra che attacca con tanti effettivi e noi dovremo essere bravi ad arginarli». Se il muro formato da Izzo, Spolli e Zukanovic dà garanzie sulle percussioni frontali non solo di Dzeko, ma anche di Nainggolan, De Rossi e Strotman, le perplessità vengono dalle capacità sugli esterni da parte di Rosi e Laxalt di reggere l’urto di El Shaaravy e Perotti, i quali per altro possono anche contare sulle sovrapposizioni di Kolarov e Florenzi. Confermatissimo, invece, il doppio falso nueve. Anche Galabinov è out per un problema muscolare e Lapadula ancora non è in una condizione di forma accettabile. «Ma ormai gli manca davvero poco», assicura Ballardini. E il tecnico romagnolo aspetta con impazienza anche Lazovic: «Presto potrà diventare determinante. È molto serio, professionale e ha qualità importanti. Perché allora non tirarle fuori?». Nell’attesa che anche Centurion dia qualche segnale che induca l’allenatore a concedergli un po’ di spazio (il suo ingresso in campo all’89’, domenica scorsa a Crotone, era finalizzato proprio a cercare di coinvolgerlo maggiormente), Ballardini per cercare di far male alla Roma si affida soprattutto al talento di Taarabt. «Ha qualità importanti – dice Ballardini – Ma ora oltre al piacere di sapere di averle, deve responsabilizzarsi. E la responsabilità la deve percepire non solo la domenica, ma anche in allenamento e fuori dal campo».
In casa il Genoa non vince dal 21 maggio quando superò il Torino per a 2 a 1, quindici giorni prima aveva battuto l’Inter (1 a 0). Queste due vittorie fondamentali per la salvezza, contro avversari non particolarmente motivati, sono le uniche dell’anno solare 2107. Un record negativo difficilmente eguagliabile. Rimangono tre partite per rendere un po’ meno povero quel bottino: questo pomeriggio la Roma, lunedì 11 dicembre l’Atalanta e sabato 23 il Benevento. «La Roma – osserva Ballardini – non è certo l’avversario ideale per invertire il trend. Però il Ferraris rimane un terreno amico, molto amico. Chi ti vuole bene ti aiuta e in questo senso la tifoseria del Genoa è unica. È una partita nella quale dovremo andare oltre le nostre capacità e metterci quel qualcosa in più proprio come chiedono i nostri tifosi. La Roma è col Napoli e la Juventus la squadra più forte del campionato e a livello del gioco è più o meno sui livelli del Napoli. È una squadra organizzata che interpreta bene tutte e due le fasi di gioco. Hanno forza fisica ed un organico che consente di essere impegnati su più fronti senza problemi».
Di Francesco da Roma non si nasconde e dichiara apertamente che la sua squadra giocherà per un solo risultato: «Voglio i tre punti e una squadra cattiva e determinata perché vincere a Marassi contro il Genoa non è mai facile. Sento grande entusiasmo attorno alla Roma e meno negatività perché è così quando fai risultati positivi ed hai atteggiamenti giusti. La squadra sta rispondendo, ma può far meglio come atteggiamento e mentalità. Dobbiamo rimanere consapevoli di quello che stiamo facendo. Questo è un ambiente che alle volte ti porta troppo in alto, dobbiamo rimanere con i piedi per terra consapevoli e lavorare con grandissima umiltà». Tra i convocati ci sarà per la prima volta anche l’ex sampdoriano Schick. «Negli ultimi due giorni si è allenato con continuità assieme al resto della squadra – spiega Di Francesco – Non partirà dall’inizio ma sarà finalmente a disposizione e di questo siamo tutti felici. Dzeko in crisi? Magari ultimamente non è stato brillantissimo, ma un attaccante vive di gol. Sono convinto che appena tornerà a segnare, mi auguro già contro il Genoa, tutto sarà come prima».