La penna degli Altri 15/10/2017 14:28
Napoli, ottavo colpo: il joystick di Sarri comanda l’allungo
LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Otto su otto: l’en plein del Napoli resiste come un castello difficile da abbattere. E il gol di Insigne e i tre punti conquistati all’Olimpico contro la Roma stavolta pesano quasi doppio perché arrivati subito dopo il ko della Juve. Cinque punti in più in due turni presi alla rivale principale pesano tantissimo. E cinque punti di vantaggio potrebbero perfino rimanere stasera dopo il derby di Milano. Una dimostrazione di potere notevole. Napoli e Roma possono ora volare in Inghilterra per la Champions: la squadra di Sarri a guardarsi allo specchio col City di Guardiola, la Roma un po’ più preoccupata a Stamford Bridge contro la ferocia di Antonio Conte e del suo Chelsea.
Il Napoli ha mostrato una piacevolissima scioltezza. Ha giocato senza alcuna ansia, libero di testa, psicologicamente sollevato anche dal crollo della Juve, sapendo cioè che col minimo sforzo avrebbe mantenuto la sua posizione di vantaggio. Pratica e reale in classifica, ma anche filosofica sotto il profilo estetico, del piacere dell’esecuzione, del dominio mentale. Nel gioco del Napoli, nella sua trama ormai consolidata, si leggono centinaia di allenamenti e decine di partite che hanno costruito una fluidità di movimenti che Jorginho, Hamsik, Mertens, Insigne e tutti gli altri potrebbero eseguire anche bendati.
Potremmo esaminare a lungo i due rapidi colpi da lingua di serpente che a metà del primo tempo hanno messo ko la Roma, sempre nella stessa sezione di campo, il centro destra della difesa in quello spazio che sta tra De Rossi, Bruno Peres e Manolas: prima un affondo di Mertens e poi il gol su rimpallo di Insigne, che sfrutta il buco di una difesa sorpresa dalla rapidità dell’azione e slabbrata ad arte dagli attaccanti del Napoli.
Ma lì dove il Napoli sembra danzare meglio è proprio in difesa, un tempo considerata il tallone d’Achille del metodo sarriano. I movimenti di Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam, sono perfettamente coordinati, avanzano e arretrano con lo stesso ritmo di cavalli lipizzani o degli schemi anni 80-90 di Arrigo Sacchi, che di Sarri è il progenitore. Se il trio d’attacco è il biglietto da visita del Napoli (26 gol all’attivo, miglior attacco) rispetto allo scorso anno la difesa del Napoli ha quasi dimezzato i gol presi, allontanando quell’impressione di Napoli sprecone e farfallone. E ormai, invece, più cinico e deciso a giocarsi le sue chances scudetto.
La Roma è rimasta avvinghiata nel gioco del Napoli. Di Francesco aveva provato ad adattare la squadra all’avversario, provando uno schema che prevedeva Nainggolan trequartista. Ma Dzeko è rimasto tagliato fuori, finendo per innervosirsi parecchio. Il primo vero, importante tiro verso la porta del Napoli è arrivato solo nel secondo tempo con un bel colpo di testa di Fazio. Entrato a sostituire Manolas uscito per infortunio. Pur essendo finita, la partita, con un minimo scarto e pur essendoci stato qualche brivido d’orgoglio giallorosso, la Roma non ha mai dato l’impressione di poter togliere all’avversario il joystick di una serata troppo importante per il Napoli.