La penna degli Altri 30/10/2017 14:46

IL PUNTO DEL LUNEDI' - Caputi: "Troppo squilibrio tra grandi e piccole" - Crosetti: "In Serie A due campionati paralleli"

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LAROMA24.IT - Dopo l'undicesima giornata di campionato la Serie A appare sempre più come un campionato a senso unico: le 'big' vincono sempre contro le piccole. In Italia sembra essere scomparsa la tattica, le squadre giocano quasi tutte seguendo un unico canovaccio e senza dubbio questo incide sulla qualità di una competizione che sembra sempre più monotona. In Serie A infatti non sembra più esserci spazio per le 'sorprese'.

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)

Se è vero che non ci sono più le mezze stagioni, anche nel cam pionato sono scomparse le sorprese. Un tempo il nostro torneo aveva una rinomata caratteristica: nessuna cosiddetta "grande" se la portava da casa. Oggi invece osservi il calendario e ti puoi tranquillamente chiedere quante reti potrà subire chi affronterà , , , Lazio o Roma. Per capire quanto sia sbilanciata l'attuale Serie A è utile confrontare i punti sommati dalle nostre prime cinque squadre in classifica con quelle degli altri Paesi. In attesa dell' questa sera, le "nostre", dopo 11 giornate, hanno totalizzato 137 punti. Visto che in Inghilterra, Spagna e Germania sono stati giocati 10 turni, allineando i campionati il computo complessivo è il seguente: 125 punti la Serie A,109 la Premier, i 111 la Liga e 97 la Germania. Altrove c'è più equilibrio, come dimostrano le recenti sconfitte del con il Girona o del Chelsea con il Crystal Palace . Da noi, al momento, questo sembra impossibile. A parziale consolazione dell'enorme divario tecnico, abbiamo un campionato di alto livello, equilibrato e incerto nelle primissime posizioni. A tutto ciò contribuiscono Lazio e Roma. Due squadre profondamente diverse, con in comune la bravura e la duttilità dei due tecnici. La Lazio si affida di base al 3-5-2, ha uno splendido capocannoniere come Immobile, anche se non concede punti di riferimento offensivi, gioca un calcio aggressivo puntando quasi sempresugli stessi 11 "invincibili". La Roma parte dal , ha una difesa di ferro, ma segna ancora poco per quanto produce, gioca un calcio collettivo sfruttando la sua lunga rosa con ampie e proficue turnazioni. Il derby del prossimo 18 novembre promette spettacolo.



LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)

Neppure il calcio sfugge alla legge della moltiplicazione, altrimenti la non inseguirebbe il settimo scudetto consecutivo. Il prezzo che si paga alla serialità è l'appiattimento, il solco tra le prime in classifica e tutte le altre è ormai un canyon: su 53 partite a disposizione in 11 turni, le cinque al comando ne hanno vinte 44, perdendo la miseria di 6 punti su 159 se si escludono i pochi scontri diretti. Dalla prima giornata non si è vista una sola, grande sorpresa: a parte i punti lasciati dalla a Bergamo e contro la Lazio (ma era appunto uno scontro diretto ), e lo 0-0 ancora della Lazio contro la Spal al debutto, nulla è accaduto che non fosse scontato. Altrimenti, il povero Benevento non sarebbe a un passo dal battere il record europeo di sconfitte iniziali (12, è a 11) e non ci sarebbero partite già chiuse dopo dieci minuti, e neppure tutte queste goleade che hanno apparenza di spettacolo e sostanza di squilibrio: così si chiama l'abisso tra chi vince e chi perde. E tra chi vince sempre e chi perde sempre nascono due campionati paralleli: lo scudetto verrà deciso da una manciata di scontri diretti che il computer dei calendari ha infilato tutti nelle ultime cinque giornate, quelle in cui la affronterà , e Roma.



CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

(..) Se un'idea porta allo schema di un gol non è replicabile, non è uno schema, è un colpo di fantasia. Quello che cerchiamo di non avere è esattamente questo, la fantasia. È trasgressiva. Quando nacque il catenaccio, non nacque dalle grandi squadre, nacque dalle piccole. Era socialismo vero, ridistribuzione della ricchezza tecnica. Non ho la forza del mio avversario quindi mi ingegno a contenerlo. Non era una soluzione universale, era però un'idea diversa di gioco. Fu Helenio Herrera a portare ai massimi livelli la soluzione mettendo l'Europa in scacco. Nessuno giocava così tranne noi. L'unicità. Questa è la verità del calcio. Se non l'unicità, almeno la diversità. Oggi giochiamo tutti allo stesso modo, dal Chievo al , dal alla Roma. Ma se tutti giocano con lo stesso modello vincerà sempre il più forte, la differenza non verrà dall'applicazione, ma dalla qualità dei giocatori. È quello che sta accadendo oggi. Noi diciamo che una squadra gioca bene quando riesce a imitare il gioco di una grande squadra. Dieci passaggi di fila a centrocampo. Poi interviene Icardi, intervengono , Immobile, Mertens, Higuain. E questa uniformità, questa autentica presa in giro di una tattica bella solo perché comune che invalida i risultati. Perché lo schema, il pressing, il possesso palla, non superano la qualità. E se tutti giochiamo allo stesso modo, vinceranno sempre i migliori.  (..)