La penna degli Altri 19/10/2017 15:32
IL PUNTO DEL GIOVEDI' - Lo Monaco: "Davanti a Pallotta la laurea di Di Francesco" - Sconcerti: "Occasione sprecata, ai giallorossi manca sempre qualcosa"
LAROMA24.IT - La Roma si prende un punto e la gloria a Stamford Bridge. I giallorossi riscattano il ko in campionato con il Napoli grazie a una grande prestazione con il Chelsea in Champions League. Mantenendo nella coppa europea un passo che mancava da parecchio: secondo posto nel girone e con zero ko nelle prime 3 gare.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL ROMANISTA (D. LO MONACO)
Lo stato maggiore della Roma era tutto qui, allo Stamford Bridge, stavolta non possono esserci equivoci né dubbi di nessun tipo. Di fronte a Conte, lo stratega a lungo sognato ai tempi di Sabatini, l'uomo per attendere il quale fu ritardato l'ingaggio di Spalletti, Di Francesco si è definitivamente scrollato dalle spalle quella specie di patina polverosa che ne offuscava l'immagine, a detta almeno dei ciarlatani da juke box, che approfittando di ogni mezza incertezza gli puntavano il dito contro. Facile capro espiatorio, Eusebio nostro non ha mai replicato a nessuna scempiaggine e ha continuato a lavorare sul campo, sicuro che i frutti prima o poi sarebbero stati maturi. E ieri ha stupito forse anche Pallotta, che magari qualche dubbio nei difficili giorni di inizio stagione se l'era fatto venire: al confronto Conte, con la sua panchina d'oro (con Rüdiger, Pedro, Willian e Batshuayi), è sembrato un pivello al primo esame del patentino da allenatore [...].
L’unica strategia dell’allenatore del Chelsea era quella di restare dietro la linea della palla con undici giocatori e confidare nelle ripartenze veloci di Hazard e Morata, una minestra ignobile e insipida [...]. Immaginiamo i commenti se tale tattica avesse fruttato: il re d‘Inghilterra che punisce la presunzione del collega meno esperto. E invece il calcio ormai da anni é cambiato e su questi palcoscenici la minestra non paga più. Di Francesco è un grande chef. Rendetevene conto.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Molto bella la partita della Roma a Londra. Il Chelsea è una squadra che ha perso le idee, come Conte si carica e si spegne. Con tutta la facilità del pensiero postumo, a me sembra che la vera stranezza sia stato lo scudetto della primavera scorsa. Con questa squadra Conte ha fatto una cosa eccezionale che adesso sta pagando. Non è in crisi atletica, mi sembra più il rigetto di un assillo che Conte porta sempre nelle sue squadre, che continuamente trasforma e perde. La Roma è una grossa squadra a cui manca qualcosa e non sai mai cosa. Un centesimo nei cento metri, un centimetro nel salto in alto, però è evidente che manca. A Londra ha giocato al meglio, ha fatto quasi un’impresa, ma butta sempre un’occasione. Credo che Dzeko sia il miglior attaccante in circolazione, tolti i soliti due che giocano in Spagna. Ma non basta mai. Alla fine del girone di andata comunque ha più del doppio dei punti dell’Atletico, non solo è in corsa, ma a tratti è sembrata la migliore.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
Che bel rumore fanno le unghie dei campioni quando risalgono le pareti del pozzo, quando si piantano nei mattoni e non scivolano più. Le unghie di Dzeko, monumentale centravanti e quelle di Mandzukic, al quale hanno non a caso dedicato un profilo social che lo chiama Onnipotente. Sono loro i simboli (ma anche Pjanic, ma anche Kolarov) di due diversamente grandi imprese di Roma e Juve, due differenti modi di uscire a riveder le stelle. La Roma era persa negli errori difensivi, sotto due volte in Inghilterra come il Napoli, però ha scommesso tutto sul gioco (anche Sarri lo fa sempre) e ha quasi vinto. Ai punti, certamente. La Juve era messa pure peggio, di nuovo imbambolata in una di quelle mille piccole Cardiff che le si aprono dentro a ora incerta, come crepe nell’intonaco. Tutti entrano nella difesa bianconera, ma questo è un problema ancor più di testa, di nervi che di gambe o piedi. Per uscire dal labirinto (assenze, paure, lentezza e insieme frenesia) serviva la classe di un momento, di un gesto solo: Pjanic, appunto, che dà un senso letterale alla parola “punizione”. E ancora non bastava perché il garbuglio si riannodava, il palleggio portoghese stordiva, tutti i palloni sembravano un po’ troppo in là o un po’ troppo in qua. Alla fine, la misura l’hanno data un cambio di Allegri (Douglas Costa, prima palla toccata, cross vincente per l’Onnipotente) e la tracotante zuccata di Marione, un tuffo di testa alla Bettega oppure, esageriamo (del resto è una notte così), alla Gigi Riva. Dunque la Juve si prende il secondo posto, e lo stesso la Roma che si gusta il pareggio dell’Atletico nella remotissima tana del Qarabag. Questo per le classifiche, linguaggio sovrano. Ma stavolta contano di più le partite, due diverse odissee dai mostri marini all’isola ritrovata. E se i bianconeri un poco si rianimano dopo le brutture del campionato, passando comunque tra indicibili sofferenze e col sospetto di essersi ormai normalizzati, è dei giallorossi la grande impresa: non una vittoria, quasi di più. Alla faccia dei ritmi irraggiungibili della Premier, della maestà di Conte (torna? non torna? è così importante?), della serie A “non allenante” e altre simili sciocchezze. Per una volta è sembrato semmai poco allenante il campionato inglese, e la Roma adolescente pareva più adulta e completa di tutti. Smettiamola allora di buttarci via e patire qualunque ombra: vale anche per la Nazionale smarrita che già aspetta la Svezia: forte, però mica è l’Everest. E il nostro calcio non è quel cavalcavia che ogni avversario può superare pedalando sulla Graziella.
GAZZETTA DELLO SPORT (A. DE CALO')
La Roma fa pari col Chelsea, ma meritava di più: è tutta da standing ovation non solo super Dzeko. Alla fine, il segno di questa tappa di Champions è positivo per le italiane, che pure partono a handicap e devono rincorrere. Era successo al Napoli, martedì col City, accade anche ai bianconeri e ai giallorossi nelle sfide di ieri. E stavolta va meglio. C’è sempre qualche errore di troppo nelle uscite dal basso che costa terribilmente caro. In Europa, il pressing degli avversari non è un’ipotesi ma un muro concreto contro cui si va a sbattere. Di solito si viaggia anche a ritmi molto più veloci, il vantaggio è che Sporting e Chelsea ieri non sono partiti a razzo, non hanno forzato sul piano della rapidità: si sono adeguati al nostro calcio. E qui va detto che il calcio della Roma è stato super, una magnifica prova di personalità e organizzazione, una vera e propria lezione apparecchiata da Eugenio Di Francesco in casa del maestro Antonio Conte. Può essere la svolta. Okay, i Blues non sono più quelli della stagione scudetto, il fatto di dover giocare ogni tre giorni consuma molte delle energie che l’anno scorso potevano riservare solo alla Premier. Ma la bellezza della Roma è che – sotto di 2 gol – ha continuato a tenere palla e dominare il campo, contro una squadra che difendeva a cinque protetta da David Luiz e pungeva solo in contropiede. I numeri spiegano tanto: 60 a 40 il possesso palla, netta superiorità anche nei tiri in porta. Kolarov e Dzeko hanno fatto la differenza – in particolare il bosniaco con una prodezza alla Van Basten – e fa bene ricordare che tutti e due vengono da una formazione in Premier e non hanno paura di nuotare a questi livelli. Il sorprendente pari dell’Atletico del Cholo col Qarabag spalanca buoni scenari per la qualificazione, ma la Roma deve pensare che il difficile viene adesso. Il suo calcio merita gli applausi e può ancora crescere.
CORRIERE DELLO SPORT (A. VOCALELLI)
Un pareggio, quello della Roma, che incorona Dzeko e premia il lavoro di Di Francesco. La situazione del girone adesso sorride a Di Francesco, che si merita un grandissimo applauso non solo per il 3-3 finale ma anche e soprattutto per come ha imposto il suo gioco, dominando, allo Stamford Bridge. Una Roma formidabile per capacità di tenere il campo, intensità, coraggio, malgrado si sia presentata in campo con una squadra molto simile a quella dello scorso anno, con Kolarov in più ma… senza Manolas, Rudiger e Salah. In attesa dei gioielli, Karsdorp e Schick, è stato bravissimo Di Francesco a tenere compatto il gruppo, esaltando quel centravanti fantastico che è Dzeko. Uno capace di far salire la squadra, piantandosi come un compasso, di disegnare un gol pazzesco al volo e di farsi valere anche di testa tra i giganti di Conte.
LA STAMPA (G. GARANZINI)
Una grande rimonta della Roma, una piccola rimonta della Juve. La prima però ha fruttato soltanto un pareggio, ma è andata in scena sul campo del Chelsea, la seconda è valsa una vittoria che fa più classifica ma forse meno morale. Dzeko protagonista assoluto a Londra, Dybala protagonista mancato a Torino e rimpiazzato come spesso accade, nei panni di salvatore della patria, da un Mandzukic che non ruberà l’occhio, ma sa a memoria come si ruba il tempo all’avversario nel momento decisivo.
IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
Gran bella Roma. Gran brutta Juventus. Ma l’articolo quinto dice che ha ragione chi ha vinto. Ha vinto la Juventus e ha pareggiato la Roma. Riassunto: eccellente e sfortunata prestazione della squadra giallorossa allo Stamford Bridge contro un Chelsea con il fisico molle e Antonio Conte sull’orlo dell’esaurimento nervoso, esasperato su qualunque pallone. Prestazione quasi perfetta, comunque autoritaria, dei romanisti che, con il pari dell’Atletico di Madrid, si avvicinano alla qualificazione.