La penna degli Altri 13/09/2017 13:42
Da portiere tormentato a salvatore della patria: "Ho saputo aspettare..."
La maglia ora è di Alisson, chi ha qualcosa in contrario parli ora o taccia per sempre. Tutti zitti, contano i numeri: noveparatenove, così, tutto attaccato come attaccata è rimasta la Roma alla partita. Nessuno, in questo martedì che vale il debutto della Champions, in giro per l’Europa ha fatto come e più del brasiliano.
Una specie di cerchio che si chiude, qualcosa questa coppa ad Alisson lo doveva. Da un anno a questa parte, da quando il portiere della Seleçao s’era giocato l’andata del playoff con il Porto. Al ritorno rientrò Szczesny, la Roma salutò la musichetta che tanto piace e il nostro divenne il portiere dell’Europa meno nobile. Tra i pali eccolo qui, in stile Benji, ha bloccato Griezmann nel primo tempo dopo il salvataggio di Manolas. Pensi: il peggio è passato. Doveva accadere ancora tutto. Alisson, che sulla maglia ha Becker per le origini tedesche, tedesco e inflessibile s’è mostrato via via pure su Vietto, due volte su Correa e su Saul nel finale, quando Simeone già pregustava tre punti.
La curva Sud ha dedicato un coro speciale a fine partita proprio al portiere brasiliano. James Pallotta lo ha applaudito: «E’ stato grande, ora è pure dimagrito». E lui se la ride: «Il clean sheet conta molto per noi - ha detto -. La parata più difficile è stata l’ultima su Saul. Spalletti? Gli voglio bene, ho aspettato il mio momento, ma ho imparato molto anche perché Szczesny ha fatto sempre bene. In ogni caso in campo ho fatto solo il mio dovere, mi pagano per questo no?».
(gasport)