La penna degli Altri 09/08/2017 13:54

Un "buco" nei lavori in carico ai privati, così cade l’interesse pubblico del progetto

Stadio della roma

ILMESSAGGERO (S. CANETTIERI) - Lo mette nero su bianco Elisa Grande, capo del dipartimento infrastrutture e trasporti del ministero: «Il parere è negativo sulla nuova soluzione progettuale dello ». Nella carte della relazione inviata alla Conferenza dei servizi c’è un aspetto che mina l’intera delibera Raggi sulla pubblica utilità dell’opera: il ponte sul Tevere e l’annesso svincolo sulla Roma-Fiumicino. Nel nuovo progetto infatti risultano delle «ambiguità», come scrivono i tecnici del ministero, presentate dal proponente ovvero la società Eurnova. «Il ponte sul Tevere, il viadotto di approccio e lo svincolo dell’A91 sono inserite nel progetto definitivo, ma riferite a una fase successiva e non finanziate dal proponente». Questa mossa, per il ministero, è «fuorviante» perché non delimita gli interventi previsti e in particolare le opere di interesse generale che fanno parte dell’accordo tra privati e Campidoglio grillino. In poche parole: i costruttori li inseriscono sulla carta come necessari, ma allo stesso tempo non li incardinano (e soprattutto non li finanziano) nel progetto esecutivo. Il nodo è proprio questo: nelle carte arrivate agli enti interessati, Eurnova propone tre scenari indipendenti per raggiungere lo stadio di dalla via del Mare. E cioè: il ponte sul Tevere (denominato di Traiano), quello dei Congressi e una viabilità senza addirittura i due ponti. La direzione generale del ministero «non condivide le tre ipotesi proposte, in quanto esse non sono alternative e indipendenti poiché le prime due necessariamente complementari mentre la terza non può essere presa in considerazione per l’assoluta inadeguatezza».

IL BLUFF – Il gioco dei ponti è presto spiegato: viene tirato in ballo quello dei Congressi, come risolutore della situazione, anche se non ha nulla a che vedere con il progetto inserito nell’operazione calcistico immobiliare di . Concepito sin prima nel 2000 il suo iter al momento è fermo per recepire le prescrizioni del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. «Risulta quindi – spiegano dal ministero nella relazione – esclusa l’ipotesi di trasferimento delle risorse dal Ponte dei Congressi al Ponte di Traiano ed al connesso svincolo Parco de’ Medici-stadio». Anche perché le due strutture svolgono «funzioni completamente diverse nell’ambito della rete infrastrutturale stradale».

LO STOP – Sicché la mossa di stralcio o di sostituzione è bocciata dal ministero. Balla così l’interesse pubblico di tutta l’operazione, alla base della delibera ripresentata dalla giunta Raggi. Anche perché, come tiene a precisare il Mit, «il ponte sul Tevere e lo svincolo devono essere realizzati prima del nuovo stadio». Peccato che non rientrino tra le opere finanziate dai privati. Anche perché dalle simulazioni effettuate in queste settimane pensare che gran parte dei 50 mila tifosi (la capienza dell’impianto) possano raggiungere l’area sportiva solo attraverso la via del Mare risulta «impraticabile» visto le attuali situazione del traffico in quel quadrante della Capitale. Ecco perché la direzione generale del ministero esclude che possa essere accettabile un «degrado» delle aree di accesso allo stadio. Ovvero: i ponti non possono sparire. Anche se al momento sono scomparsi dalle carte dei progetti e rischiano di far saltare il tavolo. Ecco perché non è escluso che si riaprano le trattative sulle cubature: i privati per prendersi carico del ponte potrebbero chiedere un aumento dei volumi (tagliati di quasi la metà) alla giunta Raggi. Con un risultato: il ritorno al vecchio «ecomostro», che per il momento era diventato mini.