La penna degli Altri 27/08/2017 14:16

Lucio se la ride, Eusebio impreca tre volte

manolas spalletti roma inter

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – Troppo scritto, il calcio, talvolta. Troppo facile prevedere quello che è accaduto in avvio e durante la partita, e che solo a una preventiva lettura superficiale poteva sembrare complicato da decifrare. Una lunga attesa, una settimana carica di parole e ricordi; giorni e giorni a fare paragoni. A schierarsi, con l’uno o contro l’altro. Poi, il calcio d’inizio. La partita. E subito tutto è stato chiaro. La Roma da una parte, dall’altra. Inutile scomodare l’, perché la sfida doveva essere, ed è stata, a livello emotivo tutta tra la squadra giallorossa e il suo ex allenatore, andato in fuga (per la seconda volta) dopo la qualificazione diretta alla  con l’addio di Francesco . Con un antipasto eloquente di tutta la faccenda al momento dell’annuncio delle formazioni, con chiamata per i due allenatori: quando lo speaker dello stadio ha annunciato il nome dell’uomo di Certaldo, la risposta della gente di Roma, quella che si è sentita tradita, si è materializzata in maniera eloquente. Con schiettezza, dando libero e sonoro sfogo ai propri sentimenti. Roma, del resto, non è la città del morto un Papa se ne fa un altro? Ed è pure la città di , elegantissimo in Monte Mario, acclamato dalla Sud subito dopo il coro al veleno dedicato a Lucio. Perché non ci vuole uno scienziato per capire che tra cento, duecento anni a Roma verrà ricordato il , uno che non ha tradito mai. Non il suo ultimo allenatore.

DUE, ANZI TRE… – La partita, si diceva.  sempre in piedi, lo sguardo costantemente fisso a terra. Oppure con le mani sulla fronte per sottolineare un errore in attacco dei suoi giocatori. Teso? Chissà. Concentrato, al pari del suo più giovane collega, l’esordiente (all’Olimpico) . Il gol di  a spezzare la parità, un paio di pali (sempre lo stesso, a dire il vero…) della Roma con  (fischiatissimo ogni volta che raccoglieva un pallone uscito dal campo) ora fuori dall’area tecnica ad urlare di tutto ai suoi. E Eusebio? Apparentemente meno isterico, sicuramente avvelenato per quei due legni e con la bottiglietta dell’acqua sempre tra le mani. E ancor più avvelenato dopo il terzo legno, quello di , le due reti di Icardi e la stilettata finale di Vecino.  vince e se la ride, anche se fa finta di essere triste e dispiaciuto quando va ad abbracciare i suoi ex giocatori. È fatto così.