La penna degli Altri 15/08/2017 15:33
Intervista al campionato
LA REPUBBLICA (G. MURA) - Buongiorno, siamo i lettori. Ha letto la palla di lardo?
«Sì, una levataccia all’alba».
Motivo?
«Provate voi a leggere una palla di lardo cuando calienta el sol. È grasso che cola, la lettura si complica, le linee si confondono».
Di dov’è il lardo?
«Valdostano, zona neutrale, mai vicina alla serie A. L’avessi scelto di Cavour o di Serrara Fontana, qualcuno poteva pensare a pressioni geopolitiche e denunciarmi al Tar del Lazio ».
Lasci stare il Tar, adesso c’è la Var.
«Preferisco il Var, in particolare l’isola di Porquerolles».
Poco o nulla c’importa delle sue preferenze. La Var, dunque? Previsioni?
«Conosco poco Molière, pardon».
E conosce poco anche le regole del suo mestiere.
«Di quel che ne resta. Volete le percentuali- scudetto oppure no?».
Sì, ma non subito. Le immaginiamo: avanti la Juve, le altre a scalare.
«Questo lo dite voi, e lo direbbe un serio pronosticatore. La palla di lardo è un’altra cosa. È un’interpretazione dei segni, ho detto segni e non sogni, di spazi, di connessure, è uno spostamento delle macchie di Rorschach in campo maialesco, è un apostrofo rosa tra le parole t’interpreto».
Su, non parta per la tangente.
«Per le tangenti, avete sbagliato indirizzo ».
Eh, com’è permaloso. Un anno fa ci disse di essere sotto choc per Pellè che in Cina guadagnava 42mila euro al giorno. Chissà adesso, con Neymar al Psg.
«Neanche una piega, sto benone. Ho deciso che queste cose accadono in un mondo simile al calcio che non è più calcio. È buttare via i soldi, te lo puoi permettere, è sfacciata esibizione di potere, è una rivisitazione di Massimino, antico presidente del Catania: “C’è chi può e chi non può. Io può”. Si prega tradurre in arabo o in russo».
Va be’, passiamo alle percentuali-scudetto.
«Eccole: Napoli 31%, Juve 29, Milan 13, Inter 11, Roma 9, Lazio 7».
Lei è impazzito oppure ha bevuto.
«E voi avete ascoltato De Gregori. All’alba bevo solo caffè e non sono impazzito. Vi dirò un particolare in più: Napoli e Juve erano 30 pari, poi nella morbida trama del lardo ho visto una N, un indizio preciso».
Poteva anche essere una Z.
«Ne convengo, ma dubito che lo Zenit o lo Zalgiris possano vincere il campionato italiano».
A noi pare un pronostico insensato: il Napoli, terzo, non ha cambiato nulla. E dovrebbe interrompere la marcia della Juve dopo sei scudetti consecutivi. Forza, spieghi le sue previsioni.
«Non mie, prego, ma della palla di lardo. Io mi limito a leggere, mai dirò analizzare. La palla di lardo prevede un calo difensivo della Juve e, forse, qualche difficoltà a inserirsi di Bernardeschi. Previsto, e visto domenica sera».
Grazie tante, che la partenza di Bonucci si pagherà lo sapevamo anche noi.
«Uno come Bonucci non si sostituisce facilmente, sia come difensore puro sia come rampa di lancio. Mancando uno coi suoi piedi, sarà più redditizio per le avversarie pressare alto, ai bordi dell’area. Ma non è tutto qui e non credo sia l’effetto-Cardiff.
Piuttosto qualcosa che somiglia a una crisi di crescita, a una difficoltà di riconversione. Poi, faccio notare che alla chiusura del mercato mancano due settimane buone e la palla di lardo non può sapere se la Juve venderà Dybala, ma non credo, gli ha appena consegnato la maglia numero 10, oppure se il Milan comprerà una punta da 20 gol, Belotti tanto per dire. In parole povere, senza Bonucci Allegri dovrà inventarsi un’altra Juve. E trovare altre motivazioni, che per la Champions indubbiamente esistono ma per il campionato, dopo il filotto inanellato, forse un po’ meno».
Che cos’ha di speciale il Napoli?
«Niente, se non la coscienza di fare il gioco migliore che non sempre paga. Vi dico che il Napoli di Sarri è la squadra che più mi ricorda il Milan di Sacchi, con un’intensità forse maggiore e con interpreti di minor caratura. Evochiamo Tassotti, Galli o Costacurta, Baresi e Maldini e chiudiamola lì per non infierire su Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam. Anche al Milan di Sacchi capitava di dominare e di perdere in casa con l’Ascoli. Di speciale, per tornare alla vostra domanda, il Napoli ha l’approccio a questo campionato. Ha confermato tutti quelli che riteneva utili, ha comprato qualche buona riserva, Ounas sembra il più quotato per dare respiro a Callejon. In sostanza, il Napoli non ha fatto mercato alto ritenendo di essere già a posto così. È una scelta precisa. E una responsabilità in più per Sarri. Il cinghialone non ha modi che lo porteranno a bere il tè con la regina Elisabetta, ma di calcio capisce parecchio. E dovrà essere bravo quando sceglie l’attacco. Infortunato Milik, era obbligato l’impiego della fanteria giapponese, ma adesso? Riportare Mertens su una fascia, quale che sia, sembra un’eresia».
Ci parli delle milanesi, anzi dei soldi delle milanesi cinesizzate. L’anno scorso, se ricordiamo bene, lei lesse una palla di lardo cinese.
«Sì, con l’aiuto di un interprete».
E ne uscì una Juve al 51%, Inter 18, Napoli e Roma 15, Torino 1.
«Giusto, la palla sbagliò clamorosamente con l’Inter, ma con l’Inter è facile sbagliare. So dove volete arrivare, all’accorciamento delle distanze, ma anche l’ultima classifica era più corta rispetto alle altre. Non è che la Juve possa sempre vincere con distacchi pirenaici, qui devo difendere la palla. Quanto ai soldi, ignoro come li guadagni il mio dirimpettaio, figuratevi se so come li fanno i cinesi. Quando ho cominciato bastava capire qualcosa dello sport di cui scrivevi, possibilmente in un discreto italiano, e stop. Adesso ogni tre per due dovrei chiedere lumi ai colleghi dell’economia, ma alla lunga è faticoso e anche un po’ avvilente. Leggerò i giornali per tenermi informato. Sono puliti? Bene. Devono andare in galera? Non ci andranno. Avanti il prossimo ».
Ma qualcosa di più, a parte la sua ignoranza specifica, e grave, avrà letto.
«Sì: che il Milan ha cambiato otto undicesimi della formazione-tipo, comprando buoni giocatori, da Musacchio a Kessié, da Rodriguez a Biglia, da Conti a Chalanoglu. È una scelta opposta a quella del Napoli, può dare frutti e comunque una rifondazione era necessaria. Montella ha molti trequartisti, forse troppi. Manca una punta da 15 gol. La difesa è fortissima».
Altro?
«Due cosette. La fascia di capitano ormai si dà anche all’ultimo arrivato e un buon contratto non si nega a nessuno con parentele importanti, tipo il fratello di Donnarumma. Non è una novità assoluta per il Milan. Penso a Digao, fratello di Kakà. E penso che Riva, Zoff, Scirea, Di Bartolomei si sarebbero vergognati anche solo a pensare una situazione del genere. Maradona no. Niente di nuovo».
Cosa insegna il caso-Donnarumma?
«A me nulla, a Raiola idem, a Donnarumma non so. In generale consiglierei ai giocatori, tutti, di non baciare la maglia. Del doman non v’è certezza, ma il tifoso può incazzarsi. A proposito: c’è voluto qualche anno per capire che la tessera del tifoso era inutile, se non una presa in giro. Adesso vediamo quanto occorre per il faiplay economico, tigre di carta, totem aggirabile».
L’Inter?
«Grandi risultati nelle amichevoli. L’acquisto migliore è Spalletti, uno dei tecnici che sanno dare un gioco, e non sono tanti. Manca un faro di centrocampo. Può esserlo Borja Valero se non è quello grigio dell’ultima stagione. Istintivamente direi che non è da scudetto, in verità nessuno sa quello che può valere. Sono curioso. La Roma, vi anticipo, è meno forte. Ha problemi in tutti i reparti. Va bene fare cassa, ma Salah non l’avrei venduto. Era la sua velocità, non sempre unita alla precisione, ad aprire le difese e favorire i gol di Dzeko. Stimo Di Francesco, fin qui ha dimostrato di essere bravo con i giovani ma a Roma dovrà badare anche a qualche primadonna. Non alludo a Totti, che ha chiuso e sarà spesso evocato o invocato. Certe sue invenzioni ci mancheranno».
E l’Atalanta?
«Tanti auguri per l’Europa, sarà dura. In Percassi convivono passione e senso degli affari. Ha piazzato l’argenteria nel momento migliore. Prima Gagliardini, poi Conti, Kessié, forse rinuncia anche a Spinazzola. Per far tornare i conti Gasperini dovrà fare gli straordinari e augurarsi un’altra grande stagione del Papu. Perché è vero che Petagna lavora per tre, ma ha dei piedi che al confronto Calloni, bollato da Brera come sciagurato Egidio, era Van Basten».
Spinazzola è forte, no?
«Sì, ma poco bello il gesto di non partire per il ritiro. Due mancanze: d’educazione e di gratitudine. Non è l’unico in Europa, spero non diventi un’abitudine. Che andrebbe punita. Quanto ai giovani, sei nomi: Meret, Barella, Pellegrini, Cutrone, Romagna e Marchizza».
«Sì: 11/12 gol per Lasagna. Lazio mina vagante. Nebbia su Firenze. Bentornata Spal, benvenuto Benevento (quasi un anagramma), ben rimasto Crotone. Spero di vedere spesso Kragl, che in assoluto ha il tiro più potente. Infine, è il decimo anno consecutivo del Chievo in A. Si basa sull’usato sicuro, mai gli ronzeranno intorno acquirenti cinesi né russi né qatarioti. È virtuoso o scandaloso? Dite voi».