La penna degli Altri 26/05/2017 15:44

Via al processo alla Juventus, Agnelli rischia la squalifica

roma juventus agnelli (2)

LA REPUBBLICA (E. GAMBA) - La  questo pomeriggio andrà a processo: a giudicarla sarà il Tribunale federale nazionale, ovvero la giustizia sportiva, e ad accusarla è il procuratore federale Giuseppe Pecoraro, secondo il quale il presidente Andrea Agnelli, i dirigenti Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla (si occupano uno della sicurezza e l’altro della biglietteria) e l’ex responsabile del marketing Francesco Calvo hanno violato due articoli e quattro commi del codice sportivo. La vicenda è quella dei biglietti agli ultrà e dei rapporti con i loro rappresentanti e in particolare con Rocco Dominello, attualmente a giudizio a Torino per ‘ndrangheta. Agnelli sarà a Roma assieme agli altri deferiti, anche se non è detto che offrirà la sua versione dei fatti: lo fece già a sua tempo rispondendo alla convocazione di Pecoraro e oggi non ci sarà nessun dibattimento, visto che al tribunale sarà sufficiente esaminare gli atti già esistenti (le carte raccolte dalla Procura di Torino durante l’indagine su Dominello e i verbali delle audizioni in Figc). Parleranno di certo gli avvocati: accanto a Luigi Chiappero, difensore sia della sia dei quattro deferiti, ci saranno anche due legali di grido, Franco Coppi per Agnelli e Leandro Cantamessa per Calvo.

Il club rischia al massimo un’ammenda, ma per Agnelli e gli altri dirigenti la procura federale potrebbe chiedere pene piuttosto consistenti, ovvero un’inibizione di diversi mesi, forse anche di un paio d’anni. Il presidente e i suoi collaboratori (o ex collaboratori) sono accusati, in base ai capi di incolpazione, di aver violato il comma 1 dell’articolo 1, quello che si riferisce ai principi di lealtà sportiva, ma soprattutto tre commi dell’articolo 12, quello che regola i rapporti con gli ultrà. In sintesi, nel suo deferimento Pecoraro sostiene che Agnelli avrebbe «autorizzato la fornitura di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, così violando disposizioni di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi, favorendo consapevolmente il fenomeno del bagarinaggio, partecipando personalmente inoltre a incontri e assecondando l’introduzione nell’impianto sportivo, ad opera dell’addetto alla sicurezza D’Angelo, di materiale pirotecnico e striscioni per compiacere e acquisire la benevolenza degli ultras». Il riferimento è uno striscione truce sulla tragedia di Superga che venne esposto in curva Scirea nel derby del 23 febbraio 2014.
La difesa ha sempre sostenuto che Agnelli abbia agito per mantenere una sorta di pace con gli elementi più duri della curva, che l’abbia fatto con l’avallo delle forze dell’ordine e che i biglietti non venivano elargiti agli ultrà affinché ci guadagnassero col bagarinaggio, ma soltanto per tenerli tranquilli. La sentenza è attesa nei primi giorni della prossima settimana, ma in ogni caso i gradi di giudizio previsti sono tre.