La penna degli Altri 19/05/2017 13:34
"Lo Stadium favorisce i bagarini"
IL MESSAGGERO (E. PUCCI) - La premessa richiama i colori della Juve, «io voglio solo situazioni bianche o nere, quello che è in mezzo non lo voglio proprio sentire». Ma l'audizione di Andrea Agnelli in Commissione Antimafia sui presunti legami tra la sua società e la ndrangheta riguardo la gestione dei biglietti è un misto di difesa e attacco. Difesa perché ammette di «aver commesso errori ma sono errori - premette - che non hanno mai avuto la consapevolezza di avere un dialogo con persone associate alla criminalità organizzata, eventuali irregolarità vengano sanzionate da un giusto processo». Attacco in quanto nega di aver commesso leggerezze, osserva che quello delle «infiltrazioni mafiose nelle curve è un fenomeno nazionale» e «ogni nostra operazione è stata concordata con la questura: non sapeva chi fosse, perché dovevo saperlo io? Dominello non lo scegliamo noi come interlocutore, lo sceglie la curva. Io non l'ho mai incontrato da solo. Se io e i miei dipendenti avessimo saputo quanto emerso, mai avremmo avuto rapporti con lui». Di fatto si chiude così la querelle sorta in questi mesi tra l'Antimafia e la società bianconera. Restano interrogativi: Dominello, figlio di un esponente della cosca di Rosarno, aveva in dotazione 70-100 biglietti a partita e anche secondo i pm che hanno aperto l'indagine 'Alto Piemonte' i proventi della vendita di quei tagliandi servivano a foraggiare attività criminali.
LE ANOMALIE «Siamo stati colti di sorpresa - dice Agnelli alla Bindi - nel dover gestire uno stadio troppo piccolo, sempre tutto esaurito ogni domenica. La responsabilità iniziale che ci ha portato quà é sicuramente la dimensione dello stadio». «È emerso fin qui - traccia le conclusioni la presidente della Commissione - un quadro che presenta seri elementi di preoccupazione sotto molti punti di vista. Ci interessa capire se la società si è interrogata sul perché è successo questo, di chi sono le responsabilità e quali sono i rimedi. Vogliamo capire che parte intende giocare nella Federazione perché non si verifichi più quello che si è verificato». Si punterà ora a rendere reato il bagarinaggio, di combattere chi «fa incetta di tagliandi a fini puramente speculativi». «Si é lasciato spazio a delle persone che lucravano - ammette Agnelli. Però aggiunge - se andiamo online a cercare un biglietto per la finale di Cardiff li troviamo a 3 e 5 mila euro». Il numero uno della società bianconera guarda avanti, «devo prendere atto che ci sono state delle anomalie e lavorare per il futuro». E allora la proposta é di chiedere una mano al ministro dell'Interno, anche per aprire un rapporto con gli ultras. «Siamo sicuri che la legge Pisanu - è la domanda posta dal presidente della Juve ai parlamentari -, che permette la vendita ad una singola persona di 4 biglietti al massimo, risponda all'esigenza sociale del pubblico?» Agnelli ha spiegato di non aver avuto mai minacce dagli ultrà, di aver subito eliminato la dotazione dei biglietti ai gruppi organizzati, di voler coinvolgere le altre società calcistiche, della necessità di presidiare i settori più caldi degli stadi e per qualsiasi reato procedere a giudizio immediato in stile inglese. «Noi come Juventus siamo pronti a fornire anche zone adibite all'interno dell'impianto», ha promesso Agnelli ringraziando il presidente della commissione Mafia e Sport, Marco Di Lello: «Quando ho letto sui giornali 'Agnelli dialoga coi mafiosi', mia figlia di 12 anni si è spaventata. Così mi ha permesso di intavolare un dialogo di educazione civica con lei».