La penna degli Altri 04/04/2017 13:55
Quelle barriere abbattute. Si prova a voltare pagina
Dopo la rimozione delle barriere le parole pronunciate dal capo della Polizia Franco Gabrielli, seppure abbiano trovato poco risalto nel mare magnum dei trombettieri da stadio, pesano come macigni. «Dedichiamo molto spazio alle barriere – ha ricordato un paio di giorni fa –, ignorando che le partite di calcio ormai sono come luoghi del Far West». Un monito amaro, non solo per i romanisti e i laziali. Queste parole dovrebbero far riflettere tutti gli italiani. «Da martedì – ha detto col sorriso – saremo tutti più felici e io passerò dall’essere quello che ha generato lo scempio mettendo le barriere (nell’estate 2015, quando era Prefetto di Roma, ndr) a quello che ha stabilito la tempistica per toglierle». In una città in cui spesso di calcio ci si ammala, qualcuno è andato oltre. «Gabrielli come Raciti, hanno scritto – ricorda il capo della Polizia –. Ora mi auguro che non compaiano più, non tanto per me ma per i miei figli».
A questo siamo arrivati. A considerare «le barriere – riflette ancora Gabrielli – il problema dei problemi. In una città che, oltretutto, versa nelle condizioni che conosciamo. Possibile che in questi anni ci si sia accorati così tanto per una questione così piccola?». Il sospetto di molti è che la questione delle barriere, per molti mesi, sia stata solo un pretesto, per romanisti e laziali: gli uni l’hanno sfruttata per scalare posizioni nella «governance» della Sud; gli altri perché era un modo per fare la guerra a Lotito, e infatti sono stati i primi a desistere. Così è la vita, a Roma. Stasera, sarà senza dubbio una festa. Un derby all’insegna del volemose bene, come si dice da queste parti.
(gasport)