La penna degli Altri 09/03/2017 17:33
Juventus dall'Antimafia. Ecco quello che rischia
LIBERO (M. PANDINI) - La Juve si prepara a due partite delicate nel giro di 48 ore. Martedì, sfida contro il Porto in Champions. Mercoledì, il suo avvocato Luigi Chiappero affronterà la Commissione Antimafia. Dovrà cancellare le ombre sui rapporti tra il club e alcuni ultras in odore di 'ndrangheta. L'appuntamento è così importante che i parlamentari hanno modificato l'agenda, annullando un viaggio in Sicilia. Scelta che ha scatenato polemiche. Il deputato leghista Angelo Attaguile, furibondo, s'è dimesso da copresidente del Comitato Sport e mafia. E ha attaccato frontalmente anche i bianconeri, chiedendo di incontrare Agnelli anziché il suo legale. È la cronaca di un terremoto, conseguenza della scossa dell'altro giorno. Quando il procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, aveva parlato dei presunti rapporti tra il presidente e alcuni tifosi calabresi in odore di malavita. Cosca Pesce-Bellocco. Rapporti che avrebbero consentito ai leader della curva di mettere le mani sul business dei biglietti. In cambio, la curva non avrebbe creato problemi di ordine pubblico. Una connessione che, secondo le accuse, durerebbe da almeno tre anni. E che sarebbe germogliata dopo l'inaugurazione del nuovo stadio, avvenuta nel 2011, e che ha ridisegnato i rapporti di forza tra ultras bianconeri.
Agnelli ha già smentito («non ho mai incontrato boss mafiosi») e l'audizione col segugio della Federcalcio è stata secretata. Tanto che lo stesso Pecoraro, ieri, s'è affrettato a precisare di «non aver mai rilasciato dichiarazioni» sull'inchiesta. Di più. «Allo stato» ha detto «stiamo valutando le memorie difensive della Juventus» consegnate l'altra sera. Che la situazione sia delicata, però, è sotto gli occhi di tutti. Se non altro perché sembra allargarsi la crepa tra gli inquirenti che hanno seguito l'inchiesta Alto Piemonte e la Figc. I pm non hanno mosso accuse al club. Mentre a Roma ravvisano «una zona grigia». La differenza di opinioni era emersa anche poche settimane fa, quando i magistrati si erano presentati all'Antimafia confermando di non avere dubbi sulla condotta della società torinese. Infatti, all'epoca, più di un parlamentare era perplesso sulla necessità di incontrare Agnelli. Ora la situazione è cambiata. E anche a Torino si sono mossi. Dichiarandosi disponibili al rendez-vous. Il più presto possibile. Mercoledì prossimo, l'Antimafia era attesa in Sicilia. A Catania e a Vittoria (Ragusa) dove nelle ultime settimane si sono moltiplicate le intimidazioni mafiose. Tutto cancellato. Spazio al caso-Juve. Poche ore dopo la notizia, Attaguile (già patron del Catania Calcio dal 1987 al 1990), s'è dimesso. Con tanto di lettera alla presidente della commissione Antimafia Rosi Bindi, in cui scrive che «l'improvvisa audizione dell'avvocato Chiappero non rappresenta una priorità». Poi arriva il siluro: «Ritengo si dovesse audire il presidente Agnelli» perché la «legge, anche quella sportiva, dev'essere uguale per tutti».
Intanto, Francesco Boccia (Pd) ricorda che la Juve è quotata in Borsa e quindi rincorrere «insinuazioni» rischia di provocare «danni». Frena Claudio Fava, vicepresidente della Commissione: «Dobbiamo solo chiarire alcuni aspetti». L'ex presidente bianconero Cobolli Gigli è però sicuro che «Agnelli spiegherà questi presunti contatti». Ma le linguacce raccontano che questa grana ha ulteriormente raffreddato i rapporti tra Andrea e il cugino John Elkann. Che infatti tace. Aleggia pure un'altra domanda. Cosa rischia il club? Ricordato che le accuse sono tutte da dimostrare, sul fronte sportivo potrebbe esserci un deferimento. Sul versamente penale, invece, la Juve rischierebbe guai seri. Ma a oggi i pm non sono partiti all'attacco.