La penna degli Altri 24/02/2017 14:00
Verso il no allo stadio: un parere aiuta Raggi
IL MESSAGGERO (S. CANETTIERI /M. EVANGELISTI) - Addio a stadio e grattacieli a Tor di Valle, Virginia Raggi ha deciso: sarà annullata la delibera approvata dall'amministrazione Marino nel dicembre 2014 che riconosceva la pubblica utilità al progetto. L'ultimo parere «secretato» dell'Avvocatura capitolina permetterà oggi alla sindaca grillina di procedere in questa direzione che di fatto azzera il percorso compiuto fino ad oggi verso la realizzazione dello stadio e di tutte le cubature che gli giravano intorno. Cosa dicono i legali di Roma Capitale? «La delibera è un atto illegittimo, nessun rischio per le casse del Comune in caso di richiesta di risarcimento danni da parte dei proponenti del progetto». Forte di questi due dati la sindaca proporrà all'As Roma e all'impresa costruttrice di cambiare area per costruire lo stadio (e i tre grattacieli annessi all'operazione immobiliare).
IL PERCORSO Cosa significa? Con questo scenario: si blocca l'iter arrivato in conferenza dei servizi e si ricomincia tutto daccapo. Un percorso, travagliato, iniziato cinque anni fa e che sembra essere arrivato al capolinea. Ma non senza conseguenze. Soprattutto da parte dell'As Roma, visto che Pallotta parla di scenario «catastrofico» e ieri lo stesso mister Spalletti ha ipotizzato che il proprietario americano possa cedere la società. La seconda strada, probabilmente l'unica per non andare allo scontrò con i proponenti, è la prosecuzione delle trattative sul progetto attuale per trovare un punto di caduta su una riduzione netta delle cubature, una rimodulazione delle opere pubbliche richieste ed una riperimetrazione dell'area interessata a Tor di Valle. Per capire come si sta muovendo la sindaca bisogna recuperare la frase di Beppe Grillo che, dopo avere provato a convincere la Raggi a trovare un'intesa con la Roma, ha capito che tutti i consiglieri comunali romani e gran parte della base non l'avrebbe seguito nella linea del compromesso: «Lo stadio si può fare, ma da un'altra parte». Facile a dirsi, ma nella pratica significa rimettere indietro il calendario al 2012, quando questa sfortunata vicenda del milione di cubature a Tor di Valle era cominciata.
GLI INCONTRI Anche ieri le diplomazie del Campidoglio (in particolare l'avvocato Luca Lanzalone, consulente esterno, e i due parlamentari tutor della Raggi, Bonafede e Fraccaro) e della Roma hanno continuato a parlarsi, in vista dell'incontro ufficiale fissato per oggi. Ma i margini di manovra sono quasi inesistenti: il Campidoglio vuole convincere Roma e Eurnova a cambiare l'area e ridurre la parte edificata non prettamente sportiva, anche restando all'interno dei terreni di Tor di Valle. Va ricordato che c'è anche l'inizio del procedimento di definizione del vincolo sulla tribuna dell'ippodromo da parte della Soprintendenza che impone un ripensamento. Ma la rimodulazione di un progetto di questo tipo non è uno scherzo: significa rimettere al lavoro ingegnere e architetti, ripassare dal consiglio comunale e soprattutto chiudere la conferenza dei servizi attualmente aperta in Regione con un no. Grillo e i parlamentari, che comunque guardano sempre al traguardo finale delle elezioni politiche, sono preoccupati, perché temono che senza una gestione attenta della pratica potrebbero perdere consensi. «Ma noi - ragionava ieri un importante esponente del M5S in Comune - siamo stati sempre coerenti: è questo che ci differenzia dagli altri».
LA TENSIONE La decisione agita tutto il M5S. Soprattutto la parte più governista rappresentata da Luigi Di Maio. Fonti parlamentari ieri sera spingevano per far trapelare un altro scenario. La seconda strada, probabilmente l'unica per non andare allo scontro con i proponenti, è la prosecuzione delle trattative sul progetto attuale per trovare un punto di caduta su una riduzione netta delle cubature, una rimodulazione delle opere pubbliche richieste ed una riperimetrazione dell'area interessata a Tor di Valle. Ma questa ipotesi non va comunque giù a gran parte della maggioranza. Perché qualsiasi atto passerà comunque dal consiglio comunale. Proprio da qui sembra essere arrivata la spinta a «Virginia» affinché azzeri tutto.