La penna degli Altri 26/02/2017 14:00

Psicodramma Pd, preso in contropiede: "Ci siamo spesi, Pallotta non ci ringrazia"

ROMA: PALLOTTA CHIAMA, SPALLETTI RIMANDA SU RINNOVO CONTRATTO

IL MESSAGGERO (S. CANETTIERI) - Più che un «grazie, Virginia» sembra un «grazie, Mario». In queste ore il Pd rivive la scena surreale e comica del film Non ci resta che piangere: con Parisina (i proponenti dell'impianto di ) che ringrazia Massimo Troisi (Mario, appunto) anche se si dava da fare solo Saverio (Roberto Benigni). Dalla campagna elettorale per le comunali per arrivare a due giorni fa, quando l'incertezza pesava, tutti gli esponenti del Pd si sono spesi per il «progetto». Hanno inforcato l'hashtag #famostostadio il ministro dello Sport Luca Lotti scendendo giù fino alla capogruppo in Aula Giulio Cesare Michela Di Biase, in mezzo flotte di parlamentari (la romanista Lorenza Bonaccorsi, per esempio) e dirigenti (Luciano Nobili, altro malato della Magica). «Ora che i Cinque Stelle si vendono il dimezzamento delle cubature - ragiona il deputato Michele Anzaldi - passiamo noi per gli speculatori: ma la faccenda è più complessa perché saltano le opere pubbliche necessarie. Certo, vista da fuori il M5S ci ha fregato». Ma ciò che sta infastidendo un po' tutti al Nazareno e anche in qualche stanza del Governo è l'atteggiamento dei costruttori e della Roma. Il «grazie, Virginia» di , per esempio. Che sembra cancellare il battage svolto da Roberto Giachetti, candidato dem contro la Raggi, in campagna elettorale. «Da tifoso della Roma - dice il vicepresidente della Camera che è anche consigliere comunale - posso essere contento, ma civicamente aspetto di vedere il progetto: la delibera di Marino si teneva in piedi perché aveva delle opere pubbliche, senza di queste cambia tutto».

LO SFOGO - E così quando la nuova delibera sulla pubblica utilità ripasserà in consiglio i dem potrebbero non dare parere favorevole. «Nulla è scontato», ragionano in queste ore in un misto di rabbia e smarrimento: «L'atteggiamento della Roma è incredibile», si scrivono in chat consiglieri e parlamentari dem, magari anche lupacchiotti di fede ma con il dente avvelenato. «Io sono milanista - premette Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario romano - quindi diciamo che ho trattato lo stadio solo politicamente: quest'ultimo progetto non credo vada incontro ai bisogni dei cittadini di quel quadrante, anzi». E così adesso, in un gioco di specchi e derby dei populismi, sono quelli del Pd a dare degli speculatori e amici «dei palazzinari» ai Cinque Stelle. Giachetti, da politico navigato qual è, sa che negli affari non esiste la parola gratitudine, ma ribatte: «Il primo tempo lo ha vinto il M5S? No, lo sta perdendo la città».