La penna degli Altri 22/02/2017 13:24

Gita all'ippodromo, sognando l'Ecomostro

Tor di valle rifiuti degrado

IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Ore 9.30. All'ingresso dell'ex ippodromo di una cinquantina di giornalisti sale a bordo dei pullman noleggiati da e dal costruttore Luca . Parte da qui la risposta dei privati alla decisione della Soprintendenza ai Beni culturali di vincolare l'area dove dovrebbe nascere il insieme al gigantesco complesso di uffici, negozi e ristoranti. Un tour» organizzato per dimostrare che l'ippodromo di Lafuente, in fondo, è poco più che un «rudere», come ripetono a perdifiato i consulenti ingaggiati dai privati, e non quel «gioiello dell'architettura anni 60, un esemplare unico», come invece ha sostenuto la soprintendente Margherita Eichberg.

Il colpo d'occhio a favore di telecamere e taccuini è studiato ad arte per coincidere con la narrazione dei privati che sognano l'«Ecomostro». L'impianto ideato dal grande architetto spagnolo nel 59 oggi è malridotto e di sicuro avrebbe bisogno di una sistemazione. Il problema, semmai, è di chi sia la responsabilità per questo declino. «Fino a quando l'impianto era aperto, era tutto bellissimo», dice Fabrizio, uno dei due residenti rimasti a , che qui allenava i cavalli da corsa.

IL PROPRIETARIOLo stato di abbandono è iniziato quando l'ippodromo ha chiuso i battenti, nel 2013, e il privato che ne ha acquistato i terreni (la Eurnova srl di Luca ) ha deciso di sospendere la manutenzione, in attesa del via libera a un progetto che prevede la costruzione di tre grattacieli e 15 edifici commerciali, accanto a uno stadio più piccolo dell'Olimpico. Il tutto sforando di due terzi il Piano regolatore.

Questo, nella visita, non lo dice nessuno. «L'impianto ormai è pericolante», scandiscano gli uomini della security arruolati per l'occasione. E lo stesso dicono i consulenti che hanno collaborato al progetto, definiti a bordo dei pulmini come «esperti super-partes». Roberto della Seta, che dai proponenti ha ottenuto un contratto di collaborazione per le certificazioni ambientali, afferma che «la soprintendenza vuole tutelare un rudere. Il vincolo è surreale». E un urbanista, anche lui assunto dai privati, Remo Calzona, giura che, a parer suo, «in queste tribune non c'è nulla di architettonicamente importante». Gli esperti del Mibact pensano il contrario.