La penna degli Altri 25/02/2017 15:06
E l’ultrà si veste da urbanista sotto le finestre della sindaca: “Ora basta, famo ‘sto stadio”
LA REPUBBLICA (M. FAVALE) - Più che la protesta di un gruppo di ultrà, sembra un convegno di urbanisti. Sotto una pioggia sottile, all’ombra di Palazzo Senatorio, si aprono mappe della città: «A Tor di Valle – indica col dito Daniele Lozzi, 35 anni, ingegnere e tifoso giallorosso – c’è un rischio idrogeologico r3 ma nel reticolo secondario. All’Olimpico c’è lo stesso rischio ma nel reticolo primario. E lo stesso di Ponte Milvio. Ci sono state mai evacuazioni della popolazione a Ponte Milvio? E allora, su, di cosa stiamo parlando?». Il capannello che si forma attorno a questo giovane, sostenitore giallorosso («Ho il ciondolo col lupetto appeso al collo, guarda», dice lui) ed esperto di classificazioni del pericolo esondazioni, annuisce. In piazza del Campidoglio, d’altronde, almeno oggi sono tutti d’ accordo: lo stadio della Roma non solo va fatto «perché vogliamo essere all’altezza delle altre società europee». Ma va fatto «per la città. Lo stadio è di Roma, non dei romanisti», prosegue l’ingegner Lozzi. E attorno la gente applaude. L’adunata degli ultrà rilanciata sui social e dalle radio (solo alcune, però, perché un altro pezzo è in rotta con la società) per mettere pressione sulla maggioranza 5 Stelle ed esplicitare il sostegno al progetto di Tor di Valle non raggiunge numeri importanti. Anzi. Alla fine saranno appena un centinaio i presenti cosa che non impedirà loro di essere identificati (e successivamente denunciati) dalla Digos per «manifestazione non autorizzata». Roberto Giachetti, consigliere Dem tifosissimo giallorosso, si autodenuncia: «C’ero anch’io. Rinuncio all’immunità parlamentare». Che sarebbero accorsi nel giorno dell’incontro decisivo tra Comune e As Roma, però, era noto. Così come c’era da aspettarsi che, con un tempo non certo clemente e con lo slittamento in serata del vertice, sarebbe stata una manifestazione a ranghi ridottissimi.