La penna degli Altri 30/01/2017 15:08
IL PUNTO DEL LUNEDI' - Giubilo: "Sul Colosseo sventola bandiera bianca" - Buffoni: "Paredes andava messo in campo, non sul mercato"
LAROMA24.IT - La Roma stecca a Genova e fa scappare la Juventus. I giallorossi incappano in un ko che ha ripercussioni pesanti sulla corsa scudetto, vista la vittoria dei bianconeri a Reggio Emilia. E le avversarie nella corsa Champions si avvicinano, anche se il Napoli stecca un'occasione altrettanto clamorosa per agganciare i capitolini al secondo posto
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL TEMPO (G. GIUBILO)
Sul Colosseo sventola bandiera bianca: le romane non riescono a resuscitare un campionato che la Juve sembra già aver messo in archivio, con tutte le contendenti che contribuiscono a tingere il turno di bianconero. Il vantaggio assume infatti proporzioni sempre più imponenti, senza che le rivali gli procurino pensieri sgradevoli. La Roma si è letteralmente suicidata, cadendo a Genova dove, in vantaggio per due mite, si è fatta riprendere e infine sorpassare. Si discute sulla scelta di Spalletti, perché Vermaelen ha inciso soltanto in negativo, ma la panchina non permette troppi voli pindarici. La difesa, che di recente era apparsa imbattibile, incassa tre gol e serve alla Samp i tre punti e la vendetta per la pesante sconfitta rimediata in Coppa Italia; svaniscono i sogni di poter agganciare o almeno avvicinare la capolista, ormai incontrastata, della classifica. I romani interrompono la striscia di quattro vittorie consecutive, iniziata dopo la sconfitta patita alto Juventus Stadium, la Samp ritrova i tre punti che mancavano da quasi due mesi. Serve a poco, ai ragazzi di Spalletti, recriminare per la mancata concessione di un rigore solare nel finale, perché portare a casa un solo punto avrebbe significato poco per una formazione le cui speranze di competere per il vertice sarebbero state comunque molto labili. Il colpo di coda al San Paolo non servirà motto al Palermo, in posizione precaria, ma del pareggio ottenuto in rimonta non può essere soddisfatto neanche il Napoli: sciupata un'occasione ghiottissima per mettere pressione alla squadra di Spalletti e agganciarla al secondo posto, ma la sfida per l'ingresso diretto in Champions resterà apertissima.
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IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Nel calcio basta poco per cambiare idee e convinzioni, figuriamoci a Roma dove passare dai facili entusiasmi alla depressione è passo assai breve. In questo senso, il week end appena trascorso ne rappresenta un chiaro esempio. Le sconfitte di Roma e Lazio sono un brutto colpo per le speranze e le ambizioni delle due tifoserie. Difficile dargli torto. Contro il Chievo e la Sampdoria, prima la Lazio e poi la Roma, hanno dato corpo a vecchi fantasmi: l'incapacità di alzare l'asticella. Chi per un motivo, chi per un altro, entrambe hanno fallito la prova di maturità. La Roma, elogiata per il suo nuovo atteggiamento più solido e meno spettacolare, è ricaduta nei vecchi difetti: sbiadita e rimontata. La Lazio, chiamata alla reazione e a supplire alle assenze di Immobile e Keita, si è scoperta vulnerabile e con la rosa corta. A togliere energie ed entusiasmo a tutto l'ambiente romano si aggiunge il mercato di gennaio, un vero tormento che si prolungherà fino a domani . Sulla sponda giallorossa ci si consuma tra chi dovrebbe/potrebbe arrivare o chi sarà venduto. Su quella biancoceleste, al contrario, ci si macera per l'assoluto immobilismo. Sta di fatto che in novanta minuti gli scenari sono cambiati bruscamente. Il calcio è questo: crudele e volubile. La Roma più che guardare avanti deve coprirsi le spalle. La difesa del secondo posto è l'obiettivo più concreto sui cui concentrarsi. Lo stesso vale per la Lazio che più che pensare alla Champions deve difendere un posto in Europa League. L'invito per le due formazioni romane è quello di mantenere i piedi ben piantati in terra: sognare meno per evitare cocenti delusioni. Questo è un campionato strano e inaffidabile, reso assolutamente imprevedibile da una classifica con squadre già spacciate ed altre che non hanno veri obiettivi. Il mercato in corso sta confermando l'insostenibilità di questo tipo di torneo con cessioni che stanno alterando ulteriormente gli equilibri. Sarà un girone di ritorno pieno di trappole, oltre che di assoluta mediocrità tecnica. Perfettamente in linea con gli interessi dei dirigenti che gestiscono da anni il nostro massimo campionato.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
La classifica a elastico torna dunque al più 4 sulla Roma che, virtualmente, può essere un più 7: ma così si manca di rispetto al Crotone che ha sommerso l’Empoli e che l’otto febbraio, un mercoledì, dovrà recuperare la partita contro la Juve. Tuttavia la logica e la statistica dimostrano che la Juventus è di nuovo fuggita alla muta dei segugi che la inseguono, e che tra loro la bestia più famelica è diventata l’Inter. Non che il Napoli non abbia appetito, però come la Roma non ha continuità e questo spiega quasi tutto della classifica. Invece il Milan si è come rattrappito dopo i molti slanci di gioventù e freschezza che l’avevano dominato. Ci sta, i ragazzi di Montella hanno fatto persino troppo e non smetteranno di provarci. A occhio non dovrebbe farlo neppure la Roma, che pure contro la Samp ha deluso molto. Al netto del rigore evidente che le è stato negato nel finale, e che al massimo avrebbe reso un punto, la squadra di Spalletti è stata morbida e vaga. Le corse di Muriel l’hanno martirizzata, il resto lo hanno fatto la sventurata deviazione di Nainggolan e il ritardo di De Rossi nella chiusura sulla seconda rete doriana. Un gruppo teoricamente da scudetto non può farsi raggiungere e rimontare in tre minuti, mai, neppure da una squadra di viperette.
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LEGGO (R. BUFFONI)
Scelte discutibili, fagilità difensiva e svista arbitrale. Per la Roma la trasferta a Marassi si è rivelata uno sgradevole viaggio a ritroso, in un tempo pieno di difetti propri e altrui. Perché l’errore del guardalinee La Rocca che all’ultimo minuto segnala un fuorigioco inesistente di Dzeko cancellando un rigore netto, pesa sulla partita. Come pesano la scelta di schierare un Vermaelen arrugginito al posto di Manolas e il duello perso da Spalletti con Giampaolo. Guaio, quest’ultimo, prevedibile. Perché la Samp aveva già messo in seria difficoltà la Roma. A settembre fu Totti, dopo il diluvio, a ribaltare i blucerchiati. Due settimane fa, in coppa Italia, prima il palo e poi una prodezza di Nainggolan avevano spianato la strada ai giallorossi. Ieri la maggior qualità della squadra di Spalletti stava cancellando di nuovo il vantaggio tattico guadagnato da una Samp piccola di taglia, ma dal ritmo doppio. Quando Strootman e De Rossi stavano riemergendo sfruttando il fiatone dei rivali, Giampaolo ha azzeccato i cambi. Se Paredes invece di finire sul mercato fosse stato messo in campo prima a gestire la palla, forse la Roma non avrebbe assaporato questo k.o. dal sapore vintage.
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GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)
Vuoi vedere che il Giro dello scudetto si è deciso in una (apparentemente) tranquilla tappa di trasferimento? Presto per dirlo, gli scontri diretti di primavera trasfigureranno la classifica, ma ieri il campionato ha detto cose meno banali del previsto. La Roma, che aveva subito 2 soli gol in 7 partite, ne prende 3 in una volta. Veniva da tre 10 di fila Che avevano autorizzato a celebrare la nuova era della solidità e del cinismo. La maschera di Nainggolan sulla bandiera del nuovo torso. Contro il Genoa, i giallorossi avevano saputo soffrire, lottare e portare a casa una partita rognosa. Nello stesso stadio, poche settimane dopo, Spalletti ha dovuto parlare di «poca maturità e incapacità di gestione». Sbloccato subito il risultato, la Roma si è illusa, si è sentita al traguardo e si imborghesita. Perfido come un bambino ricco, Allegri ha fatto provare la sua bici nuova al povero Spalletti. Cinque minuti, non di più il tempo passato tra il gol di Bruno Peres e quello di Higuain. Per 5 minuti la Roma ha fatto un giro in testa al campionato, ha provato l’effetto che fa per poi ritrovarsi a 7 punti virtuali dalla vetta. Lo abbiamo detto più volte; la sfida alla Juve è prima di tutto etica. Non la batti nel lungo periodo di un campionato se non pareggi la sua capacità di lottare e sacrificarsi. Non la batti se cominci la partita con la concentrazione in pigiama e ti fai sorprendere come ha fatto il Napoli; e se poi attacchi lento e prevedibile, convinto che la vittoria prima o poi arriverà comunque, per diritto naturale. La differente rabbia agonistica con cui Juve, Roma e Napoli hanno aggredito tre avversarie sulla carta abbordabili aiuta a capire la classifica attuale, al di là dei valori tecnici.