La penna degli Altri 15/12/2016 14:04
Mai dire Juventus a Kevin
IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Un belga e un olandese. È forse il segno dei tempi che cambiano ma pensare che Nainggolan e Strootman siano diventati, agli occhi della tifoseria, le icone anti-Juventus è abbastanza sorprendente. Se di Radja e dei suoi confronti accesi con il mondo bianconero si sa tutto o quasi, in pochi ricordano quanto Kevin, certamente più riservato, senta questa partita. Sarà che ancora non ha digerito le provocazioni e gli insulti che gli riservò qualche tifoso in tribuna nell’ottobre del 2014 quando, infortunato, assisteva alla gara insieme ad altri compagni non convocati. All’improvviso arriva la frase che lo fa reagire: «Zoppo, dove hai lasciato la stampella? Tanto hai finito la carriera».
LA STILETTATA È un attimo. Avete presente il ghigno con il quale fa capire a Dzeko di togliersi in occasione del gol al derby? Nulla a confronto. Il gesto dell’ombrello che ne segue è la semplice conseguenza. Ma non finisce qui. Perché trascorrono due anni e si arriva al ritiro di quest’estate a Pinzolo. Sono i giorni nei quali la Juventus ha appena annunciato gli acquisti di Dani Alves, Benatia e Pjanic. Al bosniaco, suo amico, riserva una stilettata niente male («Pjanic chi? Ah Pjanic…»). Poi la promessa che lo fa entrare, ancor di più, nei cuori della gente: «Io alla Juventus non ci andrei mai». Sabato incrocerà nuovamente i bianconeri che la scorsa settimana, in occasione della squalifica che gli era stata comminata e poi tolta, hanno nuovamente soffiato sul fuoco delle polemiche. In campo, da quando veste la maglia della Roma, Kevin li ha affrontati appena due volte. Una sconfitta in campionato (0-3 a Torino il 5 gennaio del 2014) e una vittoria in coppa Italia (16 giorni dopo, il 21 gennaio del 2014) dove fu proprio l’olandese a regalare l’assist a Gervinho, autore del gol-qualificazione. Al momento, Kevin non è ancora tornato ai livelli del calciatore ammirato con Garcia prima del terribile infortunio. Lui è il primo a saperlo ma giocare è l’unico rimedio che conosce. È uno Strootman diverso quello che stiamo ammirando in questo primo scorcio di campionato. Meno incisivo nei contrasti (non arriva al 50% di quelli vinti) ma più propositivo in fase di impostazione (15 occasioni create dall’inizio del torneo, senza contare la percentuale quasi bulgara, 88%, dei passaggi riusciti in media nelle gare di campionato) e d’intercettazione dei palloni in mediana. Una crescita tattica dovuta ai suggerimenti di Spalletti, che spesso gli chiede di coprire lo spazio lasciato libero dal terzino che spinge. Se la Roma non subisce reti da tre gale di fila, è certamente dovuto dall’atteggiamento diverso della squadra in campo ma è anche grazie al lavoro di Strootman. Che sabato incontrerà nuovamente Pjanic. Dopo la stilettata in ritiro, pochi giorni fa ha parlato in toni più concilianti del bosniaco: «Con Mire siamo amici, in campo e fuori. Sarà curioso affrontarlo». Ancor di più batterlo