La penna degli Altri 15/11/2016 14:32
Tattoo sì, ma d’autore: gli artisti che colorano la pelle dei campioni
LA REPUBBLICA (A. DI CORI) - C'è qualcosa che accomuna i centrocampisti della Roma e della Lazio Radja Nainggolan e Lucas Biglia. E con loro 4 milioni e mezzo di italiani. Non è la passione per il calcio, ma per l’inchiostro. Sulla pelle. Con il tatuaggio che dal 2016 ha fatto la sua comparsa nel paniere Istat sono ormai lontani i tempi dello stigma da malavitoso. Vanto da spiaggia e da campo sportivo, è raro vedere una partita dove gli unici colori addosso ai calciatori siano quelli delle divise. E sebbene sopravvivano i tatuaggi di matrice politica (vedi l’affaire Di Canio e il suo Dux finito sotto le telecamere di Sky), nella maggioranza dei casi prevale il gusto per la bella immagine. Tatuaggio come opera d’arte: non a caso la categoria dei tatuatori – oggi artigiani - sta lottando per rientrare in quella degli artisti. «L’inflazionarsi del settore (circa 900 gli studi a Roma, il più alto rapporto tatuatore-popolazione al mondo, ndr) sta creando un pubblico sempre più colto», spiega Fabio Onorini, uno dei più noti tatuatori italiani. Se prima ci si affidava al negozio di quartiere oggi con i social network si cerca, ci si informa». Nel suo studio, il Fronte del Porto, zona Marconi, arriva gente da ogni dove. È lui il tatuatore di Nainggolan – sua l’appariscente rosa sul collo del belga – ma anche di Perotti, De Rossi, Verdi, Maicon. «Radja mi ha contattato su Instagram – spiega Onorini, il cui profilo conta quasi 25mila follower - quando può scappa qui da me per farsi fare un tattoo, è un vero dipendente. Anche se ormai è quasi pieno!», scherza il 33enne. Onorini è anche docente di un master in tatuaggio, partito a Roma quest’anno: tra i corsi anatomia, storia dell’arte, marketing.