La penna degli Altri 30/09/2016 15:32

Decidere in 7 secondi: la moviola in campo non è uguale per tutti

telecamera campo

LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Chissà se tra qualche anno, al primo rigore contestato, non piova dalle curve l’urlo “cameraman cornuto”. Il calcio italiano si consegna alla tecnologia: debutta domenica sui campi di serie A la sperimentazione della moviola in campo: Torino- e Milan-, alle 18, avranno in “regia” gli arbitri Irrati, Di Bello e Doveri. Per la prima decisione presa da un arbitro guardando la tv però bisognerà aspettare: i “Var” - video assistant referee – saranno ancora “off-line”, potranno ascoltare le comunicazioni tra i direttori di gara ma non intervenire. È però il primo passo verso il futuro. Con due obiettivi da raggiungere: ridurre gli errori gravi senza interrompere la fluidità del gioco. E farlo in tempi rapidissimi: il sogno è decretare un rigore o un’espulsione in 7 secondi. Arrivare a 10 farebbe comunque sorridere l’Ifab, che ha ideato e promosso il progetto. Oggi invece servono almeno 17 secondi, 12 in Olanda dove la sperimentazione è partita due anni fa. Per migliorare c’è tempo fino al marzo 2018, quando la Fifa vorrebbe introdurre la Var. In tempo per i Mondiali di Russia.

La prossima finale della Coppa del mondo - trofeo che vale 25 milioni di euro - potrebbe dipendere da un cameraman che ne guadagna meno di 2 mila al mese. Ogni verdetto è in mano alla telecamera: un fuori fuoco al momento sbagliato e il rigore scompare. Funziona così: due video assistenti arbitrali seguono il match in una stanza con un tecnico. Davanti a loro un “mosaico” con le immagini prodotte da tutte le telecamere in servizio sul campo. L’assistente può chiedere di rivedere istantaneamente le immagini di qualsiasi monitor, farsi un’idea e comunicarla via radio al direttore di gara. A cui però continuerà a spettare l’ultima parola. Riuscirci in 7 secondi pare follia: ma in Formula1 pochi anni fa servivano 4-5 secondi per il solo cambio gomme oggi ne bastano 2-3. «I risultati per ora non saranno pubblici - spiega Roberto Rosetti, ex arbitro ed oggi Project Leader per la Lega di serie A - verranno inviati all’Università di Bruxelles che li analizzerà per capire in quali situazioni di gioco è applicabile».

Ma nemmeno la tecnologia promette di essere uguale per tutti. Qualsiasi immagine arrivi sulle tv di casa, sarà pure sui monitor dei “Var”. Il problema è che non tutte le partite hanno lo stesso numero di telecamere: la Lega prevede tre diversi standard (12, 14 o 16 “occhi”). Fuorigioco, rigori ed episodi in area saranno insomma coperti su tutti i campi. Ma nelle partite di cartello qualcosa può cambiare. I broadcaster tv - Sky e Premium, per capirci - dispongono telecamere “dedicate” nelle partite chiave, puntate magari sul calciatore più atteso, sul più rissoso. E spesso queste catturano episodi sfuggiti a tutte le altre: vedi il caso -Poulsen a Euro 2004 o Zidane-Materazzi nella finale 2006. Con le big in campo sarebbe più facile andare incontro a un’espulsione per gioco violento, che invece potrebbe scappare quando la telecamera dedicata non c’è (7 gare su dieci, in media, durante un weekend). In alcuni stadi (Cagliari) non c’è spazio nemmeno per predisporla.

«Fosse per me - sostiene Popi Bonnici, storico regista Mediaset e fino a gennaio scorso titolare della “regia unica” di Infront - userei solo telecamere indipendenti dal racconto sportivo, che si occupino solo di quello. E ho dubbi sui tempi: da regista so quanto si impiega a scegliere l’immagine migliore per valutare un episodio». Senza sbagliare.