La penna degli Altri 17/08/2016 13:19
Roma, primo esame notte da Champions con il Porto dei talenti
LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - La partita che vale la stagione arriva in mezzo alle ferie d’agosto, con la tv ancora incollata sulle Olimpiadi e con il calciomercato che entra nei giorni più caldi. Fra la Roma e la Champions c’è di mezzo il Porto, mentre Spalletti scarta l’ultimo regalo e trova Bruno Peres: preso dal Toro in prestito oneroso (un milione) con riscatto obbligatorio a 12,5 milioni, più 1,5 di bonus e il 20% ai granata sull’incasso della futura cessione. Il brasiliano sarà disponibile solo al ritorno, martedì all’Olimpico, inserito in extremis in lista Uefa. Spalletti, lasciato a casa Vainqueur, annuncia Strootman dal primo minuto e lascia aperto il ballottaggio in porta fra Alisson e Szczesny: «Gioca chi sta meglio, voglio gente capace di riempire la partita. Peres? La Roma è forte e prende giocatori forti». Ed è pronta un’offerta per Borja Valero.
L’accesso alla fase ai gironi vale 12 milioni solo di premio base Uefa, più il diritto di sedersi al tavolo con Juve e Napoli per spartirsi il market pool. L’anno scorso, vincendo una sola partita su otto e uscendo agli ottavi, la Roma ha totalizzato ricavi in Champions per circa 77 milioni. Ma stasera all’Estádio Do Dragão, in cui Ibra segnò di tacco a Buffon all’Europeo, deve spezzare l’incantesimo dei play-off, che nella formula attuale, ostica per i grandi paesi, hanno sorriso solo alla Fiorentina con lo Sporting Lisbona nel 2009 e al Milan col Psv nel 2013. Negli altri casi, eliminate Sampdoria, Udinese (due volte), Napoli, Lazio, con effetti sanguinosi sul ranking. Il Porto, che questa coppa l’ha sollevata nell’87 con Artur Jorge e nel 2004 con José Mourinho, in bacheca ha anche due Europa League - la seconda nel 2011 - e conta un solo precedente con la Roma, favorevole, in Coppa delle coppe nell’81. Vive un periodo di flessione, non vince il campionato da tre anni dopo aver dominato per un decennio (9 titoli su 11). Nuno Espirito Santo, il quinto tecnico diverso in tre anni, era il secondo portiere di Vitor Baia ai tempi di Mou. Ha poi vinto, giocando, una Coppa Intercontinentale ai rigori nel 2004/05: stagione curiosa, cominciata con in panchina Delneri, che venne silurato dai senatori e passò ad allenare proprio i giallorossi. «La Roma non troverà davanti 11 giocatori ma un paese intero - avvisa Nuno - Non si decide nulla all’andata, però».
Quotato all’Euronext di Lisbona, a lungo nei primi dieci del ranking (ora è 12°), ai quarti di Champions nel 2015, il Porto in Europa vive al di sopra delle sue possibilità, con un fatturato non esagerato (93,6 milioni nel 2014/15) e comunque inferiore ai costi di gestione. Campa essenzialmente sul player trading, grazie a una rete di oltre 250 scout nel mondo, con a capo l’ex juventino Rui Barros, e a rapporti privilegiati con i mediatori: in questi anni ha realizzato plusvalenze record cedendo campioni veri e presunti, spesso in pacchetto al medesimo club. Deco al Barcellona, Ricardo Carvalho e Paulo Ferreira al Chelsea, Pepe al Real, Cissokho e Lisandro Lopez al Lione, Bruno Alves e Hulk allo Zenit, Guarin, Àlvaro Pereira e Quaresma all’Inter, James Rodriguez e Moutinho al Monaco, Iturbe al Verona, Mangala e Fernando al City, solo per citarne alcuni. «La forza del Porto è proprio questa capacità di riciclarsi - dice De Rossi -, mi preocccupa il loro collettivo. Per noi la Champions è fondamentale».