La penna degli Altri 05/06/2016 20:13
Il nodo stadi, ecco perchè il nostro calcio non cresce mai
REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - Lo scorso campionato la media spettatori in serie A è aumentata: 22.300 a partita rispetto a 22.150 dell'anno precedente. Poca roba, d'accordo. Pochissima roba se pensiamo ai campionati come la Premier League, la Bundesliga, la Liga di Spagna. Lì stadi strapieni (o quasi). Da noi l'indice di riempimento è bassissimo, tranne eccezioni. Gli stadi di proprietà sono pochissimi, dopo la Juve ecco il Sassuolo (che gioca a Reggio Emilia) e l'Udinese. La Roma ci prova, e stavolta sembra proprio avviata sulla via giusta. Altre società hanno progetti, sogni, chiacchiere. Inevitabile quindi che il nostro calcio viva sui diritti tv: è così da anni, non è certo una grande scoperta ma con questi impianti c'è da sperare poco in uno sviluppo più omogeneo. Molti club non fanno nulla per rendere confortevoli i loro impianti, con l'alibi che appartengono ai Comuni. Molti club intascano i soldi dei diritti tv, e magari anche del "paracadute" se retrocedono, e non si occupano dei loro tifosi, anzi sono contenti che non vadano più in trasferta. Problemi in meno.
Nella prossima stagione di A ci saranno il Cagliari e il Crotone, più una terza che uscirà dallo spareggio fra Trapani e Pescara. Il Cagliari ha uno stadio da 15.000 posti, ma il presidente Giulini e il suo vice Filucchi hanno iniziato un percorso virtuoso che dovrebbe portare alla ristrutturazione del Sant'Elia. Si è perso molto tempo in passato con i progetti (progetti?) di Cellino. Il Crotone deve ristrutturare lo stadio: infrastrutture, sicurezza, tornelli, telecamere. Per la prima di campionato non ce la farà: probabile giochi al San Paolo o Cosenza. Poi si vedrà. Il Pescara non avrebbe problemi, il Trapani è nelle stesse condizioni del Crotone (giocherebbe a Palermo?). Ricordiamo che le norme prevedono che nella prima stagione in A i club che fanno parte di un capoluogo di provincia possono avere uno stadio da 10.000 posti. E' la legge Treviso, così chiamata perché voluta anni fa dalla Lega Nord. La Lega (Calcio) non può fare nulla se non concedere la deroga: sarebbe meglio avere stadi almeno da 15.000 posti. Ma la legge, per ora, è questa. Non stupiamoci poi se la Premier League sta prendendo il volo e aumenterà ancora il suo fatturato. E noi saremo sempre più piccoli.
Figc, concorso per un posto da superprocuratore - Martedì 7 giugno il consiglio federale della Figc non solo dovrà ratificare la scelta del presidente Tavecchio sul tandem azzuzzo (Lippi-Ventura, speriamo in bene...) e magari trattare di nuovo anche l'argomento degli arbitri aggrediti, ma di sicuro varerà una riforma importante, quella della giustizia sportiva. C'è voluto forse più tempo del previsto ma alla fine Tavecchio ce l'ha fatta. Ci saranno due procure: una tratterà i casi più eclatanti, quelli dei campionati nazionali, l'altra si occuperà dei tornei regionali e provinciali (la mole principale del lavoro). Di questa seconda procura dovrebbe occuparsi Stefano Palazzi, mentre per la superprocura la Figc farà un concorso e gli interessati potranno mandare le domande, con il curriculum. Potrebbe farlo anche Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma, di cui si era parlato lo scorso anno: sul suo nome, scelto da Tavecchio, c'era il pieno gradimento anche di Malagò, che conosce e approva questa riforma (Tavecchio l'ha subito informato). Dopo il via libera del consiglio federale, infatti, il piano della Figc dovrà essere ratificato dal Coni. Ma non ci saranno problemi.
Calcio femminile e il silenzio della Lega Dilettanti - La Figc ha investito molto, soldi e idee, sul calcio femminile. Ha “rinforzato” le nazionali, ha ospitato la finale di Champions a Reggio Emilia (uno spettacolo), ha progetti importanti per il futuro ma il problema, il nodo, è la nuova Lega Nazionale Dilettanti. Prima se n'è andata Rosella Sensi: pare che la ex presidentessa della Roma avesse attriti con alcune dirigenti di Piazzale Flaminio, ma anche lei non aveva dimostrato eccessivo entusiasmo per il movimento femminile e nelle sue poche uscite pubbliche parlava volentieri solo di Totti. La Lega del presidente Cosentino, forte alleato di Tavecchio, non segue il calcio femminile come dovrebbe. Un sito dedicato alle ragazze quasi nascosto, e poco aggiornato. Niente tv per la finale di Coppa Italia fra Brescia e Verona, le due squadre regine del campionato: solo una diretta streaming riservata a pochi intimi. D'altronde, Cosentino non è andato nemmeno a consegnare la Coppa Italia (maschile) in occasione della finale di Firenze. Ha delegato. Il calcio femminile forse è solo un fastidio per la Lega che fu (e che è ancora) di Tavecchio.