La penna degli Altri 09/06/2016 16:19
De Rossi: "Roma, casa del futuro"
L'allenatore della Roma Primavera Alberto De Rossi, fresco vincitore dello scudetto di categoria, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano sportivo nella quale ripercorre le tappe della stagione e la finale contro la Juventus:. Questo uno stralcio delle sue parole:
Quando ha temuto di potersi vedere sfilare lo scudetto davanti agli occhi?
"Temuto forse mai. Ma certo, al rigore sbagliato da Marchizza, qualche brutto pensiero mi è passato per la testa. La forza di questa squadra è stata proprio quella di attraversare le difficoltà individuali e collettive con grande maturità. Penso al 2-2 e al 3-2 in favore dell’Inter costruito tra la fine dei tempi regolamentari e l’inizio dei supplementari. Qualsiasi squadra avrebbe detto… “vabbè, è finita”. Noi ci siamo presi il 3-3 e abbiamo vinto ai rigori".
I rigori, la chiave di queste finali: ne avete realizzati 12 su 13.
"Ci alleniamo sui rigori, tanto. Facciamo arrabbiare anche il giardiniere perché il dischetto lo scaviamo. Io credo a questa cosa, molto. Non la do per scontata. Come non voglio che i giocatori abbiano un solo modo di calciare i rigori. Nell’epoca dei video si studia tutto. E io in Primavera lavoro anche sui rigori".
Tre scudetti, tre modi di giocare, tre squadre diverse. E, possiamo dirlo per le prime due, tanti ragazzi tra la serie A e B.
"Non è così scontato che vincere significhi arrivare in serie A e B. Questo puoi sperare di ottenerlo se lavori come noi vogliamo fare, a 360 gradi: quindi parte tecnica, magari più residuale, parte tattica, sicuramente più massiccia. E poi l’allenamento della mentalità vincente. Alla Roma facciamo così, è un nostro vanto. Semmai bisognerebbe chiedersi come mai certi ragazzi fanno un percorso e poi magari non arrivano".
Questo scudetto?
"E’ quello che ti rimane più addosso. Siamo partiti con problemi di organico, poi il direttore ci ha messo le ciliegine, Nura e Sadiq. Abbiamo scelto questo 4-3-1-2 che costringeva le squadre a stringerci per intercettare il fraseggio tra le linee e lì noi allargavamo il gioco e partiva Nura…".
Certo Nura lo avete avuto poco.
"Gli ho dedicato lo scudetto. Nura è straordinario. Ma non solo per la velocità, per i tempi di inserimento che ha: favolosi. Questi, abbinati alla velocità, lo rendono devastante".
C’è un grande lavoro dietro la Primavera.
"Mio personale e di tutto il gruppo, uno straordinario staff di 14 persone. Facciamo tutto ciò che è match analysis, lavoriamo con il gps sulle esercitazioni individuali dei giocatori. Non facciamo più nulla da… Primavera. E alla Roma devo dire che stiamo facendo esperienze straordinarie anche in tournée con i ragazzi. Io lavoro tutta la mattina, poi alleno. E poi… fatemi fare il nonno".
Togliamoci il dente: le squalifiche di Sadiq e Tumminello. Brutta pagina per un club e per un tecnico che curano questi aspetti e ottengono in tal senso riconoscimenti in tutta Italia.
"Io qui sono il capo e mi prendo onori e oneri. Quindi mi interrogo, devo farlo. Non doveva accadere il primo caso e meno che mai il secondo. Perché ha una dinamica differente dal primo e perché è il secondo in poco tempo. E alla Roma queste cose non succedono. Quando ci rivedremo, all’inizio della nuova stagione, ripartiremo proprio da qui, da questi errori gravi".
La domanda è d’obbligo e non è la prima volta che gliela faccio. Allenerà mai i grandi?
"No".
Sa di essere stato vissuto come la strettoia di un imbuto: c’è De Rossi, non si passa, il tecnico della Primavera è una casella chiusa.
"Mah… Io posso dire che le squadre mi sono state date, non mi sono imposto, mi ha scelto la società ogni volta. E le parole del dg Baldissoni nei miei confronti mi inorgogliscono davvero tanto".
Quanto si sente vicina la società lavorando alla Roma?
"Tanto. Ricky Massara sta con noi, ci vive quotidianamente. E il direttore sportivo… che vi devo dire di Sabatini? Lui sente da sempre la Primavera come una sua creatura, io l’ho conosciuto vedendolo in prima fila alle partite. E Spalletti… Con lui il rapporto è straordinario e datato: lui e il suo staff vengono dal nostro mondo".
Quattro attaccanti da 40 gol. Ponce.
"Straordinario. Me lo ricordo la prima volta a Borisov, veniva dalla prima squadra e venne da noi per la Youth League: mi chiedeva le caratteristiche dei compagni, mi colpì l’atteggiamento, voleva stare dentro al gruppo subito. E’ un attaccante d’area. Ha presenza fisica. Sadiq? Il più atipico: svaria per tutto l’arco dell’attacco. Una prima punta che si muove tanto. Tumminello? Lui è prima punta come Ponce ma attacca molto la profondità. Soleri? E’ quello che puoi collegare con tutti gli altri. Lui ha un percorso diverso, era centrocampista. Nel fraseggio è bravissimo e ti mette nella condizione di giocare bene".
Ma Daniele ha chiamato dopo la finale?
"Certo. Ci siamo sentiti, l’ha vista".
Ora tocca a Under 17 e Under 15…
"Io sono legato a Toti perché abbiamo lavorato tanto insieme e so quanta passione e competenza mette. Poi ovviamente tifo anche per l’Under 15 di D’Andrea. Il tris sarebbe straordinario. Siamo la Roma e il futuro qui lo sappiamo costruire bene"